Più che una squadra, un capolavoro Meritato premio per questi tifosi
Questa partita perfetta resterà scolpita nella nostra memoria. Non finiremo mai di vedere e rivedere il gol di Masiello, la sassata del Papu, il tris di Cristante, il mare di sciarpe di una Curva trasferitasi in massa a Reggio Emilia, lo spettacolo di un popolo in preda a un sentimento tanto raro quanto prezioso: la passione. Pura. Sincera. Viva.
Cinque mesi fa, quando ancora l’Europa era lontana ma si stava avvicinando, Gasperini confidò a BergamoPost: «La cosa più bella è la gioia che l’Atalanta sta regalando alla sua gente». C’è anche tutta questa gioia in calce all’eurocapolavoro della Dea, firmato dal signore torinese che ha schiantato l’Everton, rimpicciolito da un’Atalanta perfetta. Stasera senza difetti, senza pecche, senza sbavature. Un’Atalanta da dieci con lode. Se, prima di giocare, ogni tifoso avesse potuto esprimere un desiderio, avrebbe chiesto una partita così. Ritmo, corsa, tattica, sovrapposizioni, diagonali: dopo il disastro di Juve e Napoli in Champions, dove solo la Roma ha salvato l’onore del nostro calcio, questa pazzesca Atalanta che incanta l’Europa League porta con sé una ventata di entusiasmo che la spingerà lontano, anche in campionato.
Ventisei anni dopo, la Dea è tornata in Europa con il piglio della grande, perché questa è una grande squadra: lo denotano sua personalità, la disinvoltura con la quale ha mandato al tappeto una squadra che, fra Premier ed Europa League, ha perso la terza partita di fila; che sul mercato ha speso 180 milioni di euro, pagandone 60 per il solo Sigurdsson, a Reggio mai pervenuto. E siccome le buone notizie non arrivano mai sole, il pareggio del Lione con l’Apollon lancia in orbita i nerazzurri, già in testa da soli nel Girone E. Quando hai il gioco, hai tutto: puoi anche perdere, ma al tavolo dei tifosi vinci sempre.
Già, i tifosi. In questo 14 settembre 2017, la Curva Nord ha scritto una pagina indimenticabile, trascinando un intero popolo sull’onda di un entusiasmo difficilmente descrivibile, contagioso. Se la Dea ha impartito una durissima lezioni gioco all’Everton, i bergamaschi hanno mostrato all’Europa che cosa voglia dire andare all’Atalanta. Anche a 190 km da Bergamo. Si capisce perché i Percassi battano e ribattano sul tasto dell’orgoglio. E lo stesso faccia il Papu quando dice che da una vita aspettava questo momento, o Masiello che esce dal campo ricevendo un’ovazione attesa da molto tempo. Da quando ha saldato i conti con il passato, si è giocato alla grande la seconda opportunità che l’Atalanta gli ha concesso e che si è guadagnato dentro e fuori dal campo. Per non dire di Cristante, gioiello tornato a brillare nel posto giusto, con l’allenatore giusto, nella squadra giusta.
Questa partita perfetta è soltanto il primo europremio a una società: in sette anni, ha portato l’Atalanta sulla Luna tenendo saldamente i piedi per terra. Che parla con i fatti. Che ha un pubblico da Champions. Raramente, nella storia del nostro calcio, si era creata una tale unità d’intenti fra dirigenti, allenatore, squadra, tifosi. Un blocco di cemento armato. Da lì è partita la corsa della Dea. Che, si sa, della corsa è la dea.