Disabile umiliata e offesa sul bus Il controllore: «Nessun sopruso»

«Senza biglietto non sali più e la fai a piedi». Sono le parole pronunciate da un controllore della «Zani viaggi», la compagnia di autobus che si occupa della linea Romano-Calcio, a una ragazzina senza biglietto. Normale amministrazione, verrebbe da dire di primo acchito. Ma a sentire questa frase è stata una ragazzina disabile, che quindi quel biglietto non deve averlo per viaggiare. È successo due settimane fa. Protagonista della vicenda è una 14enne di Calcio. La ragazza aveva da poco iniziato la scuola superiore a Romano (al Centro Studi Teorema) e quello era il terzo giorno che prendeva i mezzi pubblici da sola. In quanto disabile, la studentessa per viaggiare sui mezzi pubblici non ha bisogno di alcun biglietto. Deve semmai mostrare al controllore la tessera della regione che certifica la disabilità. E così ha fatto quel fatidico giorno. Ma rispetto a quanto era accaduto nei giorni precedenti, la ragazza è stata rimproverata duramente dal controllore. Che pretendeva il titolo di viaggio a tutti i costi. Fino ad arrivare alle intimidazioni. «Quando mia figlia mi ha raccontato quello che era accaduto sono rimasta allibita – ha raccontato la madre Federica Cresci – non solo è grave il fatto che si sia chiesto il biglietto a mia figlia, quando non deve averlo. Ciò che più sconcerta sono le parole usate dal controllore. Io ho tre figli, due dei quali hanno problemi a camminare. Dire a mia figlia di fare quel tratto a piedi è stato un modo per offenderla e schernirla. Ora è rimasta traumatizzata dalla vicenda. Pensate che ha paura e non vuole più viaggiare senza biglietto, nonostante le abbia spiegato che non deve averlo».
La segnalazione della madre. Federica non ha esitato a recarsi dai responsabili di «Zani viaggi» per spiegare l’accaduto e si è pure rivolta alla Regione per esporre denuncia. «Quando sono andato dai responsabili della compagnia di trasporto – ha spiegato la madre – sono rimasti anche loro allibiti. Hanno detto che cercheranno il nome del controllore per rimproverarlo in seguito all’accaduto. Questo in parte mi rincuora, anche se sono rimasto stupida che fossi io a dover fornire il nome del controllore, quando sono loro i suoi responsabili». Tanta è l’amarezza provata da Federica e da sua figlia. «Non solo ritengo che il fatto in sé sia grave – ha detto – ciò che è grave è che ora mia figlia ha ancora paura, perché era da poco che prendeva l’autobus e sentirsi dire di scendere e camminare l’ha spaventata. Spero che un fatto del genere non capiti più. Capisco che si possa sbagliare, ma se anche avesse creduto che la ragazza doveva avere il biglietto, ci sono modi più garbati per dirlo». Di tutt’altro parere la «Zani»: «I controllori della nostra azienda sanno che i disabili non devono essere provvisti di biglietto per viaggiare - ha fatto sapere l’azienda - Nessuno ha “minacciato” l’utente, o almeno non ci sono arrivate segnalazioni in tal senso. In ogni caso, ci scusiamo qualora il linguaggio del nostro controllore sia stato frainteso».
La spiegazione del controllore. In realtà, la storia così come è stata riportata dalla ragazza alla madre non sarebbe veritiera, secondo il controllore. «Quel giorno la ragazzina è salita accompagnata da una signora – ha raccontato il controllore – l’ho vista timbrare un biglietto. Allora mi sono avvicinato per spiegarle che avrebbe fatto bene a procurarsi la tessera “Ivol”, così da poter usufruire del servizio praticamente gratuitamente». Né minacce, né multe, né intimidazioni. Un semplice suggerimento. «Mai mi permetterei di dire a qualcuno di scendere dall’autobus. Perché non è nelle mie facoltà, né intenzioni – ha aggiunto il controllore – il mio unico compito è attestare che il viaggiatore abbia il biglietto. Anzi secondo i doveri di un controllore avrei dovuto verbalizzare il fatto che la ragazza fosse sprovvista di tessera. Cosa che non ho fatto. Mi spiace molto per l’accaduto. Anche io ho quattro figli. Conosco le dinamiche dei primi giorni di scuola quando si prende l’autobus. Temo che la 14enne abbia capito male le mie parole. E se anche involontariamente si è sentita in difficoltà me ne dispiaccio, sebbene mi sia comportato correttamente e assolutamente senza alcun tono aggressivo».
La posizione della Zani Viaggi. «La ragazza aveva timbrato il biglietto prima di salire a bordo – ha spiegato Marilena Zani, responsabile di Zani Viaggi – questo presuppone che non avesse la tessera Ivol Agevolata. Tale tessera dà possibilità di viaggiare in regione Lombardia senza ulteriori documenti. Comunque per regolarità di viaggio deve essere in possesso di un tesserino di riconoscimento rilasciato dalla scrivente. E di ciò ne era sprovvista. Il controllore, persona estremamente educata e rispettosa, ha semplicemente ricordato alla ragazza la necessità di avere con sé il tesserino di riconoscimento». «Nessuna minaccia di essere lasciata a piedi, nessun genere di sopruso – ha continuato Zani – Questo può essere confermato anche da altre persone a bordo del bus, tant’è che non è stata emessa nessuna sanzione per irregolarità nei documenti di viaggio. Alla telefonata fatta dalla madre della ragazza in azienda, chi ha risposto ha semplicemente detto che se effettivamente era successo quanto da lei sostenuto se ne scusava in prima persona, non ha mai detto di non sapere chi fosse il controllore, avendo un solo controllore in azienda è difficile non conoscerlo. Ci sembra probabile che la ragazza, probabilmente inesperta, abbia riferito non correttamente quanto avvenuto e la madre abbia reagito in maniera eccessiva, senza verificare effettivamente come fossero andati i fatti».