Pillole e immagini del G7 a Bergamo

Foto di Mario Rota
Sabato 14 ottobre, a Bergamo, è iniziato il G7 dell'Agricoltura, ovvero il meeting di due giorni dei ministri dell'Agricoltura dei sette Paesi del mondo più industrializzati (Maurizio Martina, Italia; Christian Schmidt, Germania; Stephane Travert, Francia; Hiromichi Matsushima, Giappone; Therese Coffey, UK; Lawrence MacAulay, Canada; Sonny Perdue, Usa) e a cui hanno partecipato anche i Commissari per l'economia rurale e per l'agricoltura dell'Unione africana e dell'Unione europea (Josefa Leonel Coreia Sacko e Phil Hogan) e i rappresentati dell'Ocse (Ken Ash), della Fao (José Graziano Da Silva), dell'Ifad (Michel Mordasini) e del Wfp (Amir Abdulla). Il sindaco Giorgio Gori e il presidente della Provincia Matteo Rossi sono stati protagonisti di contorno dell'evento, un po' come padroni di casa che hanno messo a disposizione la loro sala più bella (la Sala delle Capriate al Palazzo della Regione).
















































Il meeting, come detto, si è svolto tra sabato 14 e domenica 15 ottobre, con due riunioni a porte chiuse di circa due ore l'una nelle quali i Grandi della terra hanno rifinito accordi che, in realtà, erano già stati presi nei mesi scorsi dai cosiddetti "sherpa", ovvero consulenti, diplomatici e burocrati che lavorano dietro le quinte allo scopo di rendere possibili trattati e strette di mano. Le cose sono andate bene, hanno detto i partecipanti, con il G7 che si è chiuso con grande «convergenza, successo e soddisfazione» da parte di tutti. Momento clou è stata la sottoscrizione della "Dichiarazione di Bergamo", un documento basato su cinque punti: tutela del reddito dei produttori dalle crisi climatico-ambientali; più cooperazione agricola con l'Africa; maggiore trasparenza nei prezzi del cibo; lotta allo spreco alimentare; tracciabilità dei sistemi produttivi territoriali. Punti approvati all'unanimità dai presenti. E Bergamo? Sempre presente. «Le delegazioni sono rimaste impressionate e affascinate dalla bellezza della nostra città» ha dichiarato Martina, a cui hanno fatto eco sia Gori che Rossi. Ancor più soddisfazione, però, per la partecipazione della gente nell'arco della Settimana dell'Agricoltura, calendario di eventi e incontri che hanno accompagnato l'avvicinamento al meeting. Alla fine, sono stati ben 115mila i partecipanti. Poiché ciò che è stato detto all'interno della Sala delle Capriate resta ovviamente top secret, quel che resta di questo G7 è soprattutto il contorno, fatto di bandiere appese per la città, manifestazioni pacifiche, forze dell'ordine sorridenti e per nulla preoccupate, turisti spiazzati, bergamaschi basiti e aneddoti.
Il nostro bravo fotografo Mario Rota ha fermato gli attimi in queste belle foto, mentre noi possiamo limitarci a raccontare in brevi pillole quanto avvenuto. A partire da quella passeggiata lungo la Corsarola degli ospiti del meeting, guidati da Gori, Rossi, Martina e dalla guida turistica Elena Miano. Un occhio ai negozietti, una breve visita al Teatro Sociale, una sosta all'ex Ateneo e lo stupore innanzi alle bellezze firmate Lotto in Santa Maria Maggiore, per poi dare il via alla prima riunione. Prima, però, foto di rito in Piazza Vecchia e breve "apertura" musicale con le marce militari della Fanfara (particolarmente apprezzate dall'americano Perdue) e dalle bellissime voci dei Piccoli Musici di Casazza. Tutt'attorno, turisti che non sapevano quel che stava accadendo, bergamaschi leggermente infastiditi dalla presenza eccessiva di forze dell'ordine, funicolari piene («cinquanta persone per ogni viaggio»), taxi introvabili in stazione e la Sala Furietti della biblioteca trasformata in un'accogliente sala stampa per i giornalisti, con soddisfazione della direttrice Elisabetta Manca. In città bassa, invece, protagonista Coldiretti con il suo mercatino allestito lungo il Sentierone, che ha portato settantamila persone in centro, e con la pecora Vicky, esemplare di razza bergamasca che l'associazione ha voluto assumere a simbolo del meeting per le sue caratteristiche di «resistenza, caparbietà, sostenibilità ambientale e adattabilità» (contenti loro...). Da qui è passato anche il fondatore di Slow Food, Carlin Petrini, che ha confessato di avere un bisnonno orobico e di amare alla follia lo Stracchino all'antica orobico (siamo con lui). Parallelamente, all'Edoné si è svolto, tra banchetti di aziende agricole e bandiere dei movimenti, il "Forum alternativo al G7", conclusosi nel pomeriggio di domenica 15 ottobre con una manifestazione pacifica partita dalla stazione e arrivata al centro giovanile di Redona. Erano in un migliaio secondo gli organizzatori; cinquecento per la questura; 590 secondo un duro e puro militante di Rifondazione Comunista che «li ho contati a uno a uno i presenti».
































































Mentre in città succedeva tutto questo, c'era chi mangiava. Ad Astino, ovviamente; Antonino Cannavacciuolo è stato accolto da cori da stadio prima di preparare il suo plin di gorgonzola con cozze e limone, mentre Carlo Cracco veniva "assalito" da donne di ogni età prima di dedicarsi alla preparazione del suo cavallo di battaglia: uovo affumicato impanato con pane carbone, servito su un letto di crema e melassa di cipolla. Chicco e Roberto Cerea, idoli di casa, sono andati sul sicuro con polenta di mais di Gandino, pasta di salame, taleggio e porcini. Esserci costava 55 euro e alla fine, in tre giorni, in quattromila sono andati all'ex monastero per godere del buffet di qualità. Gori è arrivato soltanto nella tarda serata di domenica per il brindisi di chiusura. I fratelli Cerea, però, hanno fatto pure gli straordinari, perché sia sabato che domenica si sono occupati anche di pranzi e cene dei partecipanti al G7: sabato 14 sera, infatti, hanno curato la cucina della cena di gala al roof garden all'ottavo piano dell'Hotel San Marco, conclusasi con un dessert "a sorpresa" composto da una palla di meringa che, una volta rotta, si apriva su cinque possibili differenti sorprese, ovvero babà, gelato al caffè, mousse di cioccolato, spuma di yuzu e croccante all'eucalipto; domenica 15, a pranzo, hanno invece dato vita a uno "street food" alternativo in quel di Astino con risotto alla milanese con ragù di ossobuco, trionfo di polenta con salamella, guanciale al Valcalepio e ragù di baccalà, l'accoppiata pollo-coregone, casoncelli e paccheri alla Da Vittorio, immancabili. Prima di salutare gli chef bergamaschi e Astino, i Sette Grandi hanno ricevuto in dono una magnum di Pinot Nero della cantina Le Corne e hanno addirittura piantato sette alberi con le bandiere dei rispettivi Paesi. E poi via, alla volta di Roma. Ma questa è un'altra storia.