Nell'abbraccio di Petagna a Gasp la grande bellezza dell'Atalanta
Dieci anni e un secolo meritavano di essere solennizzati con una grande vittoria in Europa. L’Atalanta l’ha colta grazie a una prestazione entusiasmante: tre gol, una traversa, tredici nitide occasioni, una reazione spaventosa alla rete cipriota, scaturita nell’unica circostanza in cui l’Apollon si è affacciato pericolosamente nell’area di Berisha. Il rischio che si ripetesse il copione andato in scena domenica scorsa a Marassi dove, la Dea troppo Narcisa, era stata castigata dalla Samp, è stato fugato da un’eccezionale prova collettiva. Condizione atletica scintillante; Petagna superstar e non soltanto per il gol, ma anche per quell’abbraccio ai compagni e a Gasperini che l’ha lanciato in orbita; Gomez stoico nonostante le condizioni fisiche imperfette; Cristante e Ilicic sugli scudi. Il colpo di petto dello sloveno che ha messo in azione Freuler terminale di una progressione irresistibile, è stato spettacolare quanto la fuga di Hateboer lungo la fascia, nel primo tempo.
GASP E VENTURA. E poi c’è Spinazzola: il recupero, prima ancora psicologico che atletico, dell’ex juventino dopo l’agosto rovente, è un altro capolavoro di Gasperini. Anziché buttarlo scriteriatamente nella mischia, come aveva fatto Ventura nella sciagurata notte del Bernabeu nonostante Spinazzola non avesse nelle gambe manco un minuto di gara ufficiale, l’allenatore dell’Atalanta si è mosso per gradi. Ha avuto ragione lui. L’eurobilancio è strepitoso: tre partite, due vittorie, un pareggio, 7 punti, cinque lunghezze di vantaggio su Everton e Apollon terze, la qualificazione ai sedicesimi sempre più vicina. Impressiona la velocità di esecuzione degli schemi gasperiniani; l’adesione incondizionata dei giocatori alle direttive del tecnico che pigia sull’acceleratore di un entusiasmo contagioso, sotto la spinta pazzesca dei tifosi.
IL MURO UMANO. Come con l’Everton, la Curva Nord trasferita in massa al Mapei Stadium, riempito da almeno quattordicimila bergamaschi, ha offerto al mondo un nuovo saggio di che cosa significhi la passione atalantina. Quel muro umano a Reggio Emilia è una sorta di anticipazione di ciò che sarà il nuovo stadio di Bergamo, la bomboniera della Dea, un altro fiore all’occhiello di una società che non è mai stata così forte e mai così competitiva. Il successo sull’Apollon permette di tornare a concentrarsi sul campionato. Gasperini aveva avvertito: in questa prima fase della stagione, l’impegno europeo potrebbe sottrarre qualche punto in classifica e così è stato, fermo restando che, sotto l’aspetto del gioco, l’Atalanta non ha mai fatto passi indietro. Gli obiettivi della stagione sono e rimangono la conquista della salvezza con ragionevole anticipo e una gran bella figura in Europa. La strada è questa ed è la strada giusta in un contesto sempre più positivo, caratterizzato dall’unione sempre più stretta della società con la squadra con i tifosi. La spettacolosa Atalanta formato esportazione sta mostrando all’Europa un’immagine bellissima del suo mondo, lastricato con la cultura del lavoro, con un gioco aggressivo e mai votato all’ostruzionismo o a una tattica utilitaristica. Qui sta il punto, qui sta la grande bellezza dell’EuroDea. Qui sta il migliore anno della nostra vita che desidereremmo non finisse mai. Ma il meglio deve ancora venire.