Uccise un ladro in casa due anni fa Dice Sicignano: «La vittima sono io»

Era da poco passata l’una di notte e si era alzato di soprassalto perché aveva sentito degli strani rumori in casa. Agendo d’impulso aveva preso la pistola e si era diretto in cucina; poi, quando aveva visto un’ombra dirigersi verso di lui, aveva fatto fuoco. E in quel momento non soltanto una giovane vita si era spenta per sempre, ma anche per chi era sopravvissuto era iniziato un vero e proprio calvario. Il proiettile esploso dalla pistola aveva colpito Gjergji Gjoni, 22enne ladro albanese, che venne poi trovato esanime dagli inquirenti sulle scale dell’abitazione e da allora la vita di Francesco Sicignano, ex broker finanziario, originario di Terracina (Lt) e vapriese d’adozione, è cambiata per sempre.
Un calvario infinito. Venerdì 20 ottobre sono passati due anni da quell’episodio (avvenuto a cavallo tra il 19 e il 20 ottobre) e il 66enne vapriese, da poco in pensione, si trova ancora indagato per omicidio colposo con eccesso di legittima difesa. Il giudice, dopo che il pm aveva chiesto di archiviare il caso, ha invece accolto la richiesta del legale dei famigliari della vittima, programmando un’udienza preliminare, che si terrà a porte chiuse, venerdì 24 novembre in Tribunale a Milano. Sicignano è convinto che il processo non andrà avanti, «anche perché sarebbe l’ennesima beffa ordita da un sistema giudiziario che, paradossalmente, tutela maggiormente i delinquenti - ha commentato - Basti pensare che, per legge, chi finisce in prigione dopo aver commesso un reato può avere diritto a uno psicologo. Mentre per tutti quelli come me, svegliati di soprassalto di notte, con uno sconosciuto fra le mura di casa, con il pensiero che subito corre ai propri familiari indifesi, e che agiscono per pura adrenalina, lo Stato non fa nulla». Da quella notte Sicignano, oltre a trovarsi di fronte al cadavere di quel ragazzo ogni volta che scende le scale, quando cala il buio non dorme più. «Appena sento un rumore mi devo alzare e guardare in strada dalla finestra - ha ammesso - Ho persino illuminato a giorno il giardino e installato inferriate a tutte le finestre. Ho trasformato la mia casa in una prigione. Eppure, anche in questo caso lo Stato non solo non è in grado di difendere i cittadini, perché non sovvenziona a sufficienza le Forze dell’ordine, ma mette pure l’Iva al 22% per chi decide di dotarsi di un sistema anti-intrusione».
Paladino delle vittime di violenza. Da allora Sicignano ha iniziato a girare l’Italia, partecipando a conferenze, dibattiti televisivi e incontrando altre persone che, come lui, hanno scelto di reagire di fronte al pericolo, o, invece, per impotenza e paura, non hanno avuto la forza di farlo e hanno subìto una terribile violenza. Si è pure candidato alle elezioni comunali a Milano nel 2016 come consigliere per Forza Italia, ma non ce l’ha fatta. È comunque diventato un personaggio pubblico, membro dell’Osservatorio nazionale sostegno vittime, fondato dall’avvocato Elisabetta Aldrovandi. Oggi è un simbolo, una voce che ogni giorno chiede allo Stato e ai politici di rivedere la legge sulla legittima difesa, il cui disegno è al momento fermo al palo. «Purtroppo mi sono reso conto che troppo spesso i politici agiscono non soltanto per il bene dell’Italia, ma anche per tornaconto - ha dichiarato - Eppure basterebbe ascoltare le vittime per dare vita a un disegno di legge condiviso e sorretto da basi solide. Invece non accade e così anche questa nuova riforma non mi piace».
Le sue richieste ai politici. Sicignano ha ribadito che ci vuole anzitutto la certezza della pena. «Basta sconti per i cosiddetti reati minori - ha aggiunto - Chi decide di commetterli deve capire che se viene preso si deve fare i suoi anni di galera. Mentre oggi chi delinque sa che ce ne passa prima di finire in prigione e che comunque potrebbe uscire anzitempo». Sicignano ha spiegato che «i politici devono capire che la casa è un rifugio. Abbiamo il diritto a essere lasciati in pace. Per chi entra abusivamente nelle proprietà private dovrebbe esserci lo stesso trattamento di quelli che decidono di introdursi nelle aree invalicabili, come le caserme dei carabinieri».