E il caso Lungo Serio

Credersi città ed essere periferia A Seriate serve almeno una piazza

Credersi città ed essere periferia A Seriate serve almeno una piazza
Pubblicato:
Aggiornato:

Ma perché questo andirivieni costante? Perché questo turnover per cui Seriate vede arrivare e partire circa mille persone ogni anno? Un migliaio che arrivano dalla città o dai paesi vicini e vengono ad abitare a Seriate. E un altro migliaio (grosso modo) che decidono di lasciarla. Perché non restano? Se escludiamo lo zoccolo duro di seriatesi doc, di nascita e di generazioni, risulta che ogni vent’anni la cittadina cambia pelle. Perché? Ne abbiamo parlato con Pier Maria Lupo Pasini, cittadino di nascita (è di Pignolo), ma che da quasi quarant’anni abita a Seriate: un caso non frequente. Lupo Pasini è stato il primo direttore della biblioteca di Seriate, ne curò la nuova sede nella Villa Guerinoni. Poi diventò funzionario del Comune, capoufficio del settore scuola, del sociale e della cultura. Si occupò personalmente della complessa pratica per riconoscere a Seriate il titolo di città da parte dello Stato.

 

 

Lupo Pasini oggi è in pensione. Cerca di spiegare: «Perché questo andare e venire. Io penso che le cause siano diverse. Prima di tutto dobbiamo chiederci perché Seriate abbia avuto questo boom edilizio e di abitanti dalla fine degli Anni Sessanta in poi: semplicemente è diventata lo sbocco edilizio e urbanistico di Bergamo, che non accoglieva più nuove famiglie perché aveva rallentato di molto lo sviluppo edilizio. Per contro, a Seriate invece si verificò un vero boom di costruzioni. Ma il paese non aveva certo la struttura della città, era un paese nato sulla via di collegamento tra Venezia, Brescia e Bergamo, una sorta di stallo verso la soglia delle Mura Venete. A ben vedere, si poteva considerare Seriate un satellite del borgo di Pignolo, e quindi poi del Borgo Palazzo. La crescita di popolazione è stata repentina, ha trovato tutti un po’ impreparati. Non bastano le case, i condomini a fare una città, nemmeno un paese. Al massimo nasce una periferia anonima».

Mancano una piazza e un centro storico. Pier Maria Lupo Pasini parla in questa mattina di ottobre soleggiata, al bar dell’Angolo, vicino al Comune dove ha lavorato per tanti anni. E questo bar è un punto di riferimento per tante persone della cittadina: vicino alle poste e al Comune, è sempre stato molto ben gestito. Continua Lupo Pasini: «Vede, uno che abita qui in via Partigiani, una mamma che vuole uscire per una passeggiata con i suoi bambini dove va? C’è un parchetto, ma manca un tessuto storico, mancano delle botteghe attrattive, manca soprattutto una piazza. Seriate è forse l’unica città del mondo senza una piazza. Mi ricordo che c’erano studenti di architettura di Venezia che venivano per delle tesi di urbanistica e studiavano anche il caso Seriate. Non c’è una piazza, non c’è un luogo di ritrovo e di incontro, di conviviali. Una piazza con portici, con tavolini all’aperto, caffè e ristoranti. Con bei negozi dove rifarsi un po’ gli occhi.

 

 

Vede, qui esiste un piccolo centro storico, molto carino, ma è stato svenduto. I proprietari seriatesi lo hanno spesso affittato agli immigrati che occupavano gli appartamenti in più persone, dividendosi la spesa. Alcuni proprietari hanno guadagnato bene e non hanno nemmeno dovuto adeguare, restaurare gli appartamenti fatiscenti. Questo è stato un problema per Seriate perché quel piccolo centro storico, con la sua torre, poteva diventare un gioiellino. Però consideri una cosa: il centro storico si trova vicino alla chiesa parrocchiale, ma la chiesa parrocchiale si trova lontana dal Comune, e fra parrocchia, centro storico e Comune passa il Serio, unito da un ponte che restringe la strada e i marciapiedi».

Il Serio. Il fiume è una ricchezza del paese, avrebbe potuto rappresentare una delle carte vincenti, realizzando per esempio un passeggio “lungoserio”. La cittadina (il riconoscimento di città è arrivato a fine Anni Novanta) ha cercato con la buona volontà dei suoi amministratori di dotarsi di servizi importanti: piscina, centro sportivo, cinema teatro. Poi ci sono l’oratorio, il centro pastorale Giovanni XXIII, ma sono tutti decentrati, difficili da raggiungere a piedi.

 

 

Manca un legante urbanistico. Il boom edilizio di Seriate si è realizzato su un territorio ampio, sono nati interi quartieri tra di loro lontani, che non hanno relazioni: la mancanza di una piazza e di un vero centro ha fatto mancare anche un luogo di incontro comune a tutti, un nodo nevralgico che unisse le diverse parti. Lo sottolinea ancora Pier Maria Lupo Pasini. «La parte vecchia del paese, in fondo, è nata intorno a una strada, quella per Venezia, non aveva una grande articolazione. I servizi oggi non mancano, pensiamo per esempio all’ospedale, e anche iniziative culturali di valore, per esempio penso all’associazione Asav. Anche le scuole sono ben presenti, fino alle superiori con il Majorana. Ma questo non è sufficiente a tenere legata la gente alla nostra città. Credo che la vera scommessa sia creare questa piazza, questo centro attrattivo. Il luogo dovrebbe essere la piazzetta del Comune unita al grande parcheggio che ha davanti, fino al santuario. Un luogo anche simbolicamente importante. E i seriatesi lo sanno: infatti hanno chiamato il parcheggio “piazza Volontari del Sangue”, credo che questo sia molto significativo».

 

 

Quell'idea di città. I seriatesi hanno voluto che il loro paese diventasse città. Per quale motivo? Risponde Pasini: «Credo che questo desiderio sia partito dall’idea di Grande Bergamo dei primi Anni Sessanta, quando si pensò di inglobare i comuni della cintura attorno alla città nel comune di Bergamo. A Seriate ci fu una reazione contraria, negativa. Da lì, con il boom edilizio del paese, cominciò a svilupparsi l’idea di diventare città che poi è diventata realtà negli Anni Novanta con il sindaco Zucchelli. Per il futuro io credo che Seriate debba lavorare per un luogo centrale di incontro, un luogo attrattivo, dove si respiri un’atmosfera di bellezza, di accoglienza. Vede, ci sono città molto più piccole di Seriate, pensi a Clusone. Ma Clusone è dotata di un bel centro storico, di vecchie case, di viuzze e piazzette, con tanti negozi: si respira in effetti aria di città e il turn over di abitanti è molto basso». I sindaci dei paesi dovrebbero pensare bene al valore degli edifici storici prima di lasciare abbattere i vecchi caseggiati per costruire condominietti.

E i commercianti? Lupo Pasini infine affronta un’altra questione. «Un altro elemento importante è il commercio: non c’è dubbio che i grandi centri commerciali, i grandi supermercati, soffochino le botteghe: il commercio è parte fondamentale dell’anima di un centro storico, di una piazza. Le amministrazioni comunali dovranno essere molto coscienti di questo aspetto, non soltanto a parole».

Seguici sui nostri canali