Roberto, che amava la montagna perché lo avvicinava al cielo

Seriate ogni anno segna tra i suoi appuntamenti fissi quello del «Premio bontà - Notte di Natale» della famiglia Capelli, ma quest’anno uno dei riconoscimenti è stato particolarmente sentito da tutti i seriatesi . A essere premiati sono stati infatti i famigliari di Roberto Luzzana, scomparso lo scorso luglio per un incidente in montagna, indimenticabile «per la sua generosità silenziosa e sensibilità verso l’etico e il sociale», come riporta la pergamena di premiazione.
Il Premio Bontà. Al cineteatro Gavazzeni di via Marconi, lo scorso sabato 16 dicembre le sorelle Mariangela e Giovanna Capelli hanno consegnato i «Premi della Bontà», ciascuno in memoria di membri encomiabili della famiglia Capelli. Vengono tradizionalmente assegnati sulla base delle segnalazioni pervenute dai cittadini: in altre parole, chiunque lo desideri può render noto alla famiglia Capelli il nome di cittadini e volontari di Seriate degni di ricevere un riconoscimento, che passano poi al vaglio di una commissione atta a decretare i vincitori. «Non sapevamo nulla: la telefonata in cui ci avvisavano del riconoscimento e dell’evento è stata totalmente inaspettata, una grande sorpresa» affermano i famigliari di Roberto. In suo ricordo hanno ricevuto il «Cuore d'oro», in memoria di Dino Capelli, zio di Mariangela e Giovanna, fondatore del premio nel 1967 e giunto quindi alla cinquantesima edizione quest’anno. Per la famiglia Luzzana non si tratta del primo «Premio della Bontà»: esattamente vent’anni fa, nel 1997, la mamma di Roberto, Santina Arnoldi, aveva ricevuto lo stesso riconoscimento.
Questo premio però è un po’ più speciale, perché non celebra solo le azioni e l’impegno per la città e i seriatesi, ma è anche l’occasione per tener vivo sia il ricordo sia l’esempio di una persona che a Seriate «conoscevano un po’ tutti, sia perché ha sempre abitato qui, sia perché è sempre stato tra la gente grazie alle sue molteplici attività svolte in parrocchia». «È stato un modo in più per celebrare una persona che ha accresciuto la parte viva, sociale, vissuta della parrocchia, grazie al suo sempre costante impegno in molteplici attività, sin da quando era un ragazzo», ricorda la famiglia. Una generosità e un impegno silenziosi Da quando aveva 18 anni, Roberto collaborava con il gruppo missionario e ne era diventato anche il responsabile, nonché coordinatore della mostra missionaria. La sua prima esperienza di catechista risale invece a una quindicina di anni fa: partì con la classe di bambini del 1994, accompagnandola poi lungo tutto il percorso, fino all’età adolescenziale. E proprio qui rimase, collaborando in parrocchia come catechista degli adolescenti. Oltre a queste attività, non mancava di prestare servizio al bar dell’oratorio, così come di accompagnare i ragazzi nelle gite con il Cre. Altra presenza fissa era alle feste di paese: senza mai farsi pregare, dava una preziosa mano nel montaggio e nello smontaggio del capannone che viene eretto nelle cinque zone in cui è divisa la parrocchia di Seriate, un lavoro piuttosto faticoso, ma sempre svolto dai volontari con un encomiabile sorriso sulle labbra.
« Roberto… anzi, Roby, perché a lui piaceva essere chiamato così, era una persona silenziosa: poche parole, ma tanti gesti - ricorda don Marco Giudici, curato dell’oratorio “Don Bosco” di Seriate -. Da anni si occupava della catechesi, prima con la classe che ha accompagnato sin dalla seconda elementare, poi gli adolescenti, sempre insieme a moglie Maria: erano e sono tuttora due figure inseparabili, inscindibili. Roby era una figura centrale in oratorio: era sempre pronto a dare una mano quando c’era bisogno, era quello a cui pensavi se c’era da organizzare qualcosa come un ritiro dei ragazzi, o se c’era bisogno di un pezzo di legno da tagliare per la capanna natalizia. Bastava chiedergli un…»