Cresce la mobilità

Sono sempre di più i bergamaschi che per lavorare vanno a Milano

Sono sempre di più i bergamaschi che per lavorare vanno a Milano
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Non è che a Bergamo il lavoro manchi, anzi. Ma, soprattutto per profili medio-alti, Milano nell’ultimo quinquennio è diventato un polo d’attrazione più forte che in passato. Il nostro territorio, quindi, si è impoverito delle professionalità più ambite. Dai 15.711 del 2015 Milano è passata nel 2017 ad attirare 23.659 lavoratori bergamaschi. Il dato emerge nel rapporto licenziato lo scorso 21 novembre da Camera di commercio e Provincia di Bergamo sui flussi dei rapporti di lavoro aggiornati al terzo trimestre 2017.

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Milano Unicredit
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Panorama sui grattacieli di Porta Nuova
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Cosa si dice nel rapporto. Una prima analisi dell’indagine riguarda gli anni dal 2013 al 2016. «I rapporti di lavoro avviati con luogo di lavoro in provincia di Bergamo sono più numerosi di quelli avviati per lavoratori che risiedono, o meglio hanno domicilio, in provincia di Bergamo. Bergamo quindi è generalmente un “attrattore netto” di lavoro», recita il documento. L’import di lavoratori era superiore all’export, in sostanza. La mobilità è aumentata, ma a favore del capluogo. Nel 2013 il 71,8% (94.839) dei rapporti di lavoro avviati per i residenti bergamaschi (132.014) si svolgeva all’interno del territorio provinciale. Questa quota è oscillata tra il 71,4% nel 2014 e il 71,9% nel 2015 per scendere poi al 69,9% nel 2016 e, nonostante il dato sia relativo solo a tre quarti dell’anno e probabilmente incompleto o lacunoso, al 66,5% nel 2017».

Meno opportunità nella Bergamasca. «I residenti bergamaschi avviati in provincia di Milano sono passati dai 15.711 (pari all’11,9%) nel 2013, al 12,1% nel 2014, 12,6% nel 2015, 13,7% nel 2016 e a un parziale 16,3% nel 2017». In equilibrio invece i flussi con Brescia. C’è poi un consistente incremento dei domiciliati extra lombardi nel 2015 e nel 2016, soprattutto in relazione alle massicce immissioni di insegnanti nelle scuole.

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