«Tempo scaduto», trecento attrici e un fondo contro le violenze

Il prossimo 7 gennaio in occasione dei Golden Globes a Los Angeles, il grande gala del cinema che prepara la strada agli Oscar, si presenteranno tutte vestite di nero. Sono le attici che hanno aderito all’iniziativa di Meryl Streep, lanciata insieme a Shonda Rhimes e Reese Whiterspoon.
Time’s Up (il tempo è scaduto) non è una semplice denuncia di quanto accaduto dietro le quinte di Hollywood in questi decenni. Non è neanche una semplice campagna di opinione. È una sollecitazione alle tante attrici che comunque a Hollywood hanno conosciuto la fortuna a un impegno di solidarietà: creare un fondo per la difesa legale a sostegno delle donne che hanno subito molestie nei vari settori e non solo nel cinema. Meryl Streep e le sue amiche hanno fatto le cose in grande pubblicando una lettera aperta sul New York Times e sul quotidiano più diffuso in lingua spagnola, La Opinion. Una lettera che significativamente iniziava con «Dear sisters».
Meryl Streep sul palco di Los Angeles oltretutto salirà con la sua 31esima candidatura ai Globes: per otto volte ha anche vinto il premio ed è assai probabile che ci riesca anche quest’anno, visto che è in lizza con un film diretto dal numero uno, Steven Spielberg, e che è perfettamente in linea con il tema del ruolo delle donne nella società americana. Meryl Streep infatti impersona Katharine Graham, la storica direttrice del Washington Post che nel 1971 vinse la sua battaglia contro la Corte Suprema americana per difendere il diritto a pubblicare i Pentagon papers. Il film, intitolato The Post, sta ottenendo un grandissimo successo nelle sale americane, con applausi a scena aperta alla fine di ogni proiezione. È un film in cui una donna a capo di una redazione tutta maschile diventa la bandiera della libertà di parola e di stampa.
Paradossalmente però Meryl ha dovuto confrontarsi con la polemica lanciata da un’altra attrice, Rose McGowan, che ha contestato l’idea di presentarsi in abito nero sul palco di Los Angeles, giudicandola una scelta troppo remissiva. Nel suo tweet polemico la McGowan ha detto che ci vogliono ben altri gesti per rendere l’idea di chi sia stato Harvey Weinstein, il produttore che per primo è stato messo sotto accusa per molestie e abusi. «Un mostruoso maiale», lo ha definito. Contro il quale le star di Hollywood hanno per troppo tempo taciuto. In questo modo Mc Gowan ha lanciato una sottile accusa anche contro Meryl, che avendo 68 anni avrebbe avuto modo di venire a sapere dei modi usati spesso a Hollywood contro le attrici. Molto signorilmente Streep ha ribattuto di non aver mai saputo niente, come tante altre colleghe, dei modi usati da Weinstein.
La sua iniziativa ha avuto comunque un successo immediato. Lanciata il 1 gennaio, ha già avuto oltre 300 adesioni e sono stati raccolti 13 milioni di dollari. L’aspetto nuovo della iniziativa di Meryl è quello di uscire dal guscio di Hollywood e di essere pensata per tutte le donne, in particolare quelle che lavorano nei settori più umili, come il lavoro domestico o l’agricoltura, che non avrebbero nessuna possibilità di difendersi a livello legale per le molestie subite.