Il Capodanno a Frankfurt, Campania Quella Germania che è un po' Napoli

Pensavo facesse freddo a Francoforte, all’ultimo dell’anno. Pensavo che di botti ne sparassero sì, ma in maniera composta e ordinata. E pensavo che il sistema di trasporto pubblico fosse, come al solito a quelle latitudini, di un’efficienza disarmante. Quasi umiliante. L’ultima supposizione è stata ampiamente confermata: biglietto unico acquistabile ovunque, non economico ma ricco di soluzioni convenienti (come i biglietti cumulativi fino a cinque persone); tram, metropolitane e treni puntualissimi, puliti, rapidi; indicazioni chiare e facilmente comprensibili anche per chi il tedesco non lo mastica. Il clima incredibilmente mite, invece, è stata un sorpresa piacevole anche per gli abitanti della Renania: il 29 nevicava, il 31 a mezzanotte c’erano dieci gradi e sembrava di essere al sud Italia.












Sembrava di essere a Napoli, pure (almeno per ciò che rappresenta nell’immaginario collettivo dei festeggiamenti di Capodanno), in fatto di botti. Lungo il fiume Meno solo una parte della sponda settentrionale, all’altezza della città vecchia poteva contare su una zona rossa con perquisizioni delle borse all’ingresso (ma le bottiglie di vetro erano tollerate). Per il resto, guerriglia urbana, soprattutto sui due ponti più centrali. Ambulanze a sirene spiegate a ciclo continuo, vigili del fuoco all’erta, carro armato della polizia (!) tra i plinti di cemento. Un amico mi fa notare che di biondi con gli occhi azzurri non se vedono molti. C’è molto Mediterraneo in questo putiferio. Ci si sente un po’ a casa. Finché non si va a prendere il treno.