AstroDaniele, scienziato giramondo che vuol raggiungere anche le stelle

Una passione per le stelle e per i pianeti che fin da bambino lo ha portato a sognare in grande e a lavorare duro, affinché questo sogno diventasse una professione vera e propria. «Da bambino non facevo altro che disegnare pianeti sui fogli di carta e già alle elementari scrivevo piccoli testi monotematici, tutti su fantasiosi viaggi interstellari. Avevo una frase che è diventata un mio slogan nel corso della mia vita: voglio diventare un astronauta. E questo è il mio sogno ancora oggi», ha raccontato Daniele Rogantini, verderese di nascita (provincia di Lecco) ma vero e proprio cittadino del mondo e che custodisce dentro di sé il sogno di volare anche oltre, fino alle sue amate stelle. «La mia famiglia ha una casa in Val Chiavenna e lì abbiamo dei vicini che avevano un telescopio amatoriale, ma piuttosto bello. Così ogni volta che ci andavo in vacanza da piccolo, passavo il tempo a osservare i pianeti e le stelle. In questo modo ho imparato a conoscerli e tutte queste cose hanno contribuito ad aumentare sempre di più la mia passione per lo spazio», ha proseguito il giovane ricercatore, raccontando come sia nato in lui l’amore per lo spazio.
«Partire per Utrecht, in Olanda e inseguire il sogno di lavorare nell’ambito della ricerca è stata un’occasione a cui non ho potuto rinunciare. Desideravo fare un’esperienza di crescita all’estero, possibilmente rimanendo in Europa e il centro Sron – Netherlands Institute For Space Research – per cui lavoro e dove sto portando a termine il mio dottorato, sotto questo punto di vista era l’ideale. Lì ci occupiamo di portare avanti gli studi e le ricerche sulla polvere interstellare, una particella che si trova ovunque nella nostra galassia, che la riempie ed è fondamentale», ha proseguito Rogantini. «La polvere è importantissima per studiare le stelle e le galassie. Produce un po’ lo stesso effetto che l’atmosfera causa al sole quando a volte ci appare rosso e altre volte giallo, ma non cambia davvero colore. La stessa cosa la fa la polvere con gli spettri delle stelle e per proseguire questi studi le nostre ricerche sono di fondamentale importanza. Il ciclo è infinito, quando la polvere si condensa forma sistemi protoplanetari con una stella al centro, proprio come il nostro, la stella stessa si produce dalla polvere e a sua volta produce polvere. Sono dati indispensabili anche per studi futuri», ha affermato il giovane verderese, raccontando il proprio lavoro con grande passione.
«Ciò che mi manca di più, vi vendo all’estero sono gli amici, il cibo italiano, ma anche il sole. In Olanda a volte piove per settimane... – ha scherzato il giovane – però devo anche ammettere che rientrare in Italia per chi lavora nell’ambito della ricerca è complicato. Ci si accorge di come si chiudano progressivamente le porte. Molti ci provano, ma pochi tornano. La mia responsabile stessa, a Utrecht, è italiana ed è lontana da casa da quindici anni», ha affermato ancora Rogantini, parlando con un po’ di amarezza del suo Paese natale.
Oltre le stelle. Ma non ci sono solo le stelle e i pianeti tra gli interessi del giovane verderese. La sua altra grande passione sono i viaggi e a stargli particolarmente a cuore è l’Africa, luogo in cui si trova attualmente per una missione umanitaria. «Posso dire di avere il famoso Mal d’Africa. Ci sono stato una prima volta come regalo di laurea, in Etiopia. Questa è la terza volta che torno, la seconda con una missione. Attualmente sono in Burkina Faso e ci resterò per due settimane prima di rientrare in Patria e poi riprendere le ricerche in Olanda. L’obiettivo è quello di introdurre una nuova tecnica di coltivazione che permetta di utilizzare meno acqua, così da ottimizzare le risorse a disposizione per la coltivazione degli ortaggi. Altro obiettivo è l’introduzione del pomodoro come nuovo prodotto da coltivare. Vedremo se ci riusciremo, due settimane non sono molte», ha affermato ancora l’astrofisico giramondo. «Io amo viaggiare e aggregandosi ad una missione o comunque a volontari che si recano in questi paesi per aiutare, si riesce a vivere davvero a contatto con le popolazioni locali, incontrare gli altri, conoscerli e conoscere anche le loro tradizioni vivendo come loro», ha raccontato Rogantini.
Voglio fare l’astronauta. In conclusione il giovane ha parlato ancora del suo sogno nel cassetto, prendere il volo e raggiungere finalmente la sua amata galassia in veste di astronauta. «È così, è il mio sogno e ci sto provando. In Italia è più difficile per un astrofisico come me, perché si tende a scegliere soprattutto militari, ma voglio inseguire il mio sogno, se non altro per dire ai miei figli un giorno, se mai ne avrò, di averci provato. Ci sono bandi europei, proverò a parteciparvi, poi vedremo. La parte complicata è soprattutto la preparazione psicologica che è davvero molto difficile. C’è da gestire lo stress dello stare in orbita in assenza di gravità per sei mesi. Dal punto di vista fisico invece è meno impegnativo, ci sono dei parametri standard in cui rientrare per indossare la tuta spaziale e bisogna essere in ottima salute, ma il fisico viene poi costruito mediante una preparazione specifica programmata nel dettaglio», ha raccontato il giovane. «Quello dell’astronauta resterà sempre un sogno nel cassetto, ma non ho intenzione di arrendermi senza provarci. Per restare con i piedi per terra, invece, vorrei sicuramente rimanere nell’ambito della ricerca e proseguire i miei studi sullo spazio e sulle galassie», ha concluso l’astrofisico verderese. Con i piedi per terra, ma pur sempre con la testa tra le nubi, anzi, sopra le nubi. Un invito a credere sempre nei propri sogni perché, come insegna Daniele, anche i desideri a volte si avverano.