Le tre giovani lombarde d'oro
E con Sofia Goggia fanno tre. Tre medaglie d’oro italiane alle Olimpiadi (le uniche sinora nel palmares di questa edizione coreana), tutte arrivate da ragazze lombarde. Arianna (Fontana), segno zodiacale ariete, classe 1992, da Sondrio, medaglia d’oro nei 500 metri shortrack e trascinatrice all’argento della staffetta; Michela (Moioli), cancro, classe 1995, da Alzano Lombardo, prima nello snowboard cross; infine Sofia, scorpione, classe 1992, da Bergamo, trionfatrice nella gara più bella di un’Olimpiade, la discesa libera. Tre ragazze lombarde in cima al mondo. Ci si potevano aspettare risultati del genere da atlete che vivono in territori dove la montagna ha un ruolo ben più determinante. Dove gli impianti sono anche più evoluti. Invece sono arrivate da questa terra che per tre quarti è fatta di piatta pianura.
Ambizione e determinazione. C’è qualcosa che unisce il profilo di queste tre ragazze con il coltello (in senso agonistico) tra i denti? Sono tutte nate negli Anni Novanta. Hanno caratteri diversi, ma hanno un tratto che le unisce: non nascondono mai le loro ambizioni vincenti. C’è un video di Arianna Fontana, girato quando aveva sette anni, in cui lei spavaldamente, prevedeva per sé un destino certo: «Vincerò». Non dice dove, ma si capiva che l’asticella era già messa molto in alto. Ragazze forti, fisicamente e nel cervello. Sono arrivate alle Olimpiadi nella freddissima Corea con la tagliola sulla testa di essere favorite. Condizione psicologicamente delicatissima, che in genere porta a strafare e a sbagliare. Non hanno sbagliato. Hanno centrato l’obiettivo con la freddezza e la capacità di calcolo delle veterane.
Tre ragazze di oggi. Eppure si portano dentro quel tanto di inquietudine di una ragazza d’oggi. Michela Moioli, quattro anni fa era favorita, ma se ne venne via da Sochi con un gravissimo infortunio. Nella gara l’abbiamo vista saltare sulla terz’ultima gobba per mangiarsi tutte le avversarie, passando davanti con la forza fisica e con il calcolo di chi sapeva che quello era il momento di affondare il colpo. Un salto in cui ha dovuto avere la forza di cancellare la memoria impressa di quella catastrofica caduta.
Arianna delle tre è l’unica sposata. Con un rapporto doppio: il marito è anche allenatore, «uno che vuole sempre il meglio per me». Ha un rapporto ben soppesato con le sconfitte: «Ho sempre visto la sconfitta come un passo obbligato verso la vittoria. Quando si perde si impara a dover essere migliori».
Il rapporto con la sconfitta è meno tranquillo per Sofia Goggia. Lei soffre quelle che sono le mancate vittorie, perché lei potenzialmente si sente sempre davanti a tutte. A differenza delle altre due avverte di più la pressione. Sa che mezzo mondo si aspetta da lei quello che lei spavaldamente si dice certa di “portare a casa”. Nel suo staff così gli psicologi contano moltissimo. Ne ha due, Lucia Bocchi e Giuseppe Vercelli. «Entrambi mi hanno aiutato a capire che esiste una Sofia atleta e una Sofia persona prima di tutto. Insieme a loro ho imparato ad accettarmi nei miei limiti. Non è stato facile, ma è solo così, riconoscendo come siamo che è possibile lavorare al meglio per raggiungere i propri obiettivi».
Tre ragazze pragmatiche, spavalde, positive ad oltranza. Vincenti per applicazione oltre che per natura. Non è un caso che siano lombarde...