Il futuro di Bergamo è femmina Parola di Miky, Sofia e... di Dea
«Una rondine non vola solo e sempre a primavera». Nel film Tre uomini e una gamba che undici anni fa consacrò il successo del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, c’era, fra le tante, una battuta di Aldo Baglio che è efficace sintesi della gioia olimpica che ha pervaso Bergamo in queste settimane, con l’incredibile doppia medaglia d’oro di Michela Moioli nello snowboard e Sofia Goggia nello sci alpino alle Olimpiadi di PyeongChang 2018 in Corea del Sud. L’incredibile en plein delle “Bergamafemmine” cresciute ad Astino e alla Busa di Nese è il segno, ed anche il sogno, di una Città finalmente Alta in ogni campo. Certo, trentaquattro anni fa ci fu l’exploit di Paoletta Magoni a Sarajevo (non confondiamola con Lara, argento iridato), ma l’impressione è che quello fu (ed è rimasto) un episodio isolato, per certi versi incredibile ed inaspettato.
Sulle piste coreane Michela e Sofia hanno fatto invece tremendamente sul... Serio: i giochi di parole si sprecano anche sui social. Partivano da leader di Coppa del Mondo con i favori del pronostico e li hanno assecondati con la leggerezza che appartiene agli spiriti liberi e vincenti. A ben pensarci quello di Paola Magoni fu un oro “prima della guerra” , anche in senso strettamente letterale, mentre quelli che luccicano nel nuovo millennio hanno il sapore del rinato entusiasmo che fu, nel primo dopoguerra, di Fanny Blankers Koen, la mammina volante olandese che vinse quattro ori a Londra nel 1948. Come Jesse Owens nel 1936 a Berlino. Non sono citazioni a caso, perché se i libri di storia parleranno, allora come oggi, di anni duri e cupi, gli albi dell’Olimpo racconteranno invece di Bergamo e dell’argento vivo (pardon, oro) delle sue ragazze invincibili.
Sofia è nata nel 1992, nell’anno di Tangentopoli e delle stragi di Capaci e via D’Amelio; Michela nel 1995, quando un terremoto provocò seimila morti in Giappone e Buffon esordì in Serie A. Certo, i terremoti restano un rischio costante, Tangentopoli e la mafia si sono riciclate e Buffon gioca ancora nella Juventus e, forse, in Nazionale. Ma i venti che arrivano dalla Corea non sono più solo e soltanto di guerra. A spirare con forza è la piacevole brezza di una Bergamo che ci crede, che corre e che vince. È la Bergamo caparbia che a PyeongChang 2018 ha mandato anche il tedoforo “di montagna” Giorgio Scuri, testimonial con la sua fiaccola, in Val Brembana e Val Seriana, della ricerca contro le malattie rare. Bergamo ha un cuore grande, sulle piste e nella vita di tutti i giorni.
La speranza è tutta in questo nuovo bellissimo film: Due donne e una fiaccola. Il futuro è gravido di sensazioni incredibili e, per restare alla parafrasi e dirla con Monicelli, «speriamo che sia femmina». Perché nell’Olimpo made in Bergamo c’è anche una Dea, che continua a far sognare tutti ad occhi aperti, senza conoscer confini in Italia e in Europa. Non ci sono più le mezze stagioni: a Bergamo è primavera!