Immersi nei passanti

Pensieri segreti di una commessa La vita grama dei cassieri in scatola

Pensieri segreti di una commessa La vita grama dei cassieri in scatola
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Camminando nella galleria del vostro centro commerciale preferito, avrete sicuramente notato delle nuove formazioni commerciali a metà strada tra la bancarella e lo stand fieristico. Sto parlando di quei cubicoli stipati di merce che da un giorno all’altro sono comparsi in mezzo al corridoio. Di solito sono costruiti con materiale plastico dall’aspetto futuristico, hanno angoli smussati e colori degni di una rivista di arredamento Anni Settanta. A volte sono dei semplici banconi, altre volte sono dei veri e propri cubi che fanno sembrare delle Polly Pocket le commesse, costrette a vestirsi in tinta. Hanno grandezze variabili dal piccolo all’angusto, passando per molti gradi dello scomodo. Quello che però li accomuna tutti è che sono posizionati proprio in mezzo al flusso di persone e carrelli. Quando si dice “intercettare il cliente”. Cosa vendono queste neo-bancarelle che si fingono nomadi? Un po’ di tutto, dai gelati bio, ai gioielli, agli smalti per unghie, alle borse di gomma col pelo, alle capsule fashion per caffè. Ma il prodotto per eccellenza qui esposto sono le cover per i cellulari. Pare che si vendano meglio così.

 

 

Immersi nei passanti. Immersi nei passanti, con l’ansia che qualcuno ti porti via il carrello della spesa, mentre cerchi di non perdere il figlio o di non urtare il prossimo tuo. Il commesso delle cover se ne sta barricato dietro il suo stand, trafficando con qualche scatolone che gli occupa tutto lo spazio vitale. È costretto a salutare sempre e tutti possono vedere in ogni momento cosa sta facendo. Un po’ come in una cella di isolamento, dove non puoi regolare la musica, il riscaldamento o modificare l’assetto del negozio. Non c’è scampo per i nuovi commessi. Nemmeno lo straccio di un retro-cassa in cui nascondere le scartoffie incomplete. Nemmeno un magazzino dove andare a chiudersi per un attimo in cerca di pace. Uno dei misteri irrisolti di questi negozi è infatti lo stoccaggio delle merci. Dove terranno le scorte? Forse hanno una botola sotto i piedi che si apre schiacciando un pulsante? O tutto lo stock viene tenuto nelle segrete del centro commerciale, e quindi ogni volta che serve un pezzo bisogna superare ostacoli in stile Takeshi Castle?

Niente sedie. Pare poi che la filosofia di chi ha progettato questi cubicoli non contempli le sedie. Se vieni assunto da uno di questi negozi-non-negozi, sul contratto che ti fanno firmare c’è scritto: “Rinuncio alle sedie e a tutte le loro tentazioni”. Vietato riposarsi, pare che non si venda bene da seduti. Il cliente deve vederti soffrire. Vuole la distruzione delle tue safene e del tuo tratto lombare. Solo allora sarà disposto a comprare quella elegantissima cover con diamante finto e Hello Kitty che ride.

 

 

Beata solitudine. E se il commesso è solo in turno, può ritenersi fortunato. Una superficie calpestabile di dieci metri quadrati è appena sufficiente per una persona all’opera che deve: - Servire i clienti che si affacciano alla sua bancarella; - controllare che nessuno rubi a 360° attorno a lui, senza nemmeno l’illusoria presenza di una barra antitaccheggio; - controllare la cassa, casomai l’ispettore Gadget decidesse di infilare la mano e prendersi la paghetta; - muovere due passi avanti e due indietro nella speranza di preservare la funzionalità degli arti fino alla fine del turno. Se i commessi sono due però, lo spazio vitale diventa insufficiente; potete osservare gli improbabili balletti dei soggetti che non si vogliono pestare i piedi, ma sono inevitabilmente portati a farlo e nel giro di tre ore iniziano a odiarsi. Inizialmente si scambiano parole di scuse e comprensione, ma dopo la decima spallata iniziano a ringhiarsi e a cercare di stabilire un territorio esclusivo. La situazione degenera velocemente. Verso la fine del turno è come vedere due pantere maschio in gabbia; nella loro testa c’è solo un obiettivo: eliminare il rivale che consuma la risorsa spaziale. Tutto questo avviene mentre attorno i clienti continuano a comprare cover e capsule del caffè, ignari della lotta per il territorio che sta avvenendo tra i due.

E se scappa la pipì? La domanda a cui però non trovo risposta è questa. Quando uno di questi commessi in scatola è da solo e deve andare in bagno, come si comporta? Siccome non esiste un magazzino sul retro in cui incastrare un wc, presumo che venga usato il bagno comune. Non potendo però chiudere il negozio su se stesso per impedire i furti, come si fa? Che uno dei requisiti per l’assunzione sia la capienza della vescica superiore alla media? Bisogna firmare una dichiarazione di resistenza agli stimoli fisici? O forse i nuovi contratti del lavoro hanno come clausola di termine “fino a sopraggiunta cistite”?

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