Fabrizio Frizzi, il conduttore gentile

Se n’è andato come nel suo stile. Senza allarmare il pubblico e senza grancassa. Se n’è andato in un ospedale di Roma, senza trattamenti da vip, niente cliniche esclusive. Fabrizio Frizzi è stato un mattatore educato per tutta la vita, e lo è stato anche nel momento dell’addio. Aveva già avuto un’avvisaglia anche drammatica a ottobre, quando il malore era arrivato in diretta. Ma sapeva che la guerra con la minaccia che gli correva nelle vene non era affatto vinta. Non aveva fatto trionfalismi quando si è riaffacciato in televisione per condurre la trasmissione, dopo la parentesi di quel primo blackout. «Sto combattendo, non è ancora finita», aveva detto al suo pubblico. «Ogni tanto, com'è normale, qualche momento di sconforto può esserci».
Garbo e ironia. Frizzi è sempre stato un maestro di stile, da vecchia tv. Un conduttore nato alla scuola di Corrado e della Corrida, da cui aveva imparato un grande rispetto per il pubblico. «Sono della scuola che se entri in casa d'altri lo devi fare in punta di piedi», diceva. È la filosofia che gli ha permesso di restare sempre sulla cresta dell’onda senza dare mai l’impressione di occupare troppi spazi. A questo garbo aggiungeva anche una grande capacità di ironia, quella con cui ha saputo pilotare per ben 18 anni, la nave di una trasmissione complicata come il concorso di Miss Italia, destreggiandosi tra concorrenti indifese, famiglie piene di pretese, media pronti a bombardare quel concorso di ragazze-oggetto. Proprio a Miss Italia aveva conosciuto il vero grande amore della sua vita (il primo era stato Rita Dalla Chiesa, sua prima moglie): Carlotta Mantovan, che poi avrebbe sposato anni più tardi, nonostante i 25 anni di differenza. E dal loro matrimonio nel 2013 era nata l’adorata Stella.
Conduttore-commendatore. Pochi se lo ricordano, ma Frizzi è stato anche il fedele conduttore di un appuntamento che non era certo nato per fare audience, ma che rispettava perfettamente il ruolo di servizio pubblico della Rai: la diretta del giorno di inizio della scuola, quando una selezione di ragazzi incontrava il presidente della Repubblica. Alla nona volta, Giorgio Napolitano, colpito dallo stile della sua conduzione ha voluto regalargli la nomina a commendatore. La notizia lo aveva fatto felice, ma lui aveva preferito tenerla riservata. Cosi pochi sapevano che Frizzi era, probabilmente l’unico, conduttore-commendatore.
La donazione di midollo. Aveva annunciato che, se fosse guarito, avrebbe messo energie e risorse per favorire la ricerca sul male che lo aveva colpito. Ma aveva mostrato la sua sensibilità in un’altra occasione: nel 1999 venne a sapere del caso di una bambina di 11 anni malata di leucemia che attendeva un donatore di midollo compatibile. Frizzi scoprì di esserlo e dopo qualche titubanza decise di sottoporsi all’intervento. Quella volta non tenne nascosto il suo gesto, perché capiva che raccontare la sua storia sarebbe diventato un incentivo perché sempre più italiani si rendessero disponibili alla donazione d’organi. Divenne amico della bambina che aveva ricevuto il suo midollo, che chiamava «sorellina di sangue».
La malattia come una ricchezza. In una delle ultime interviste, rilasciata al Corriere in febbraio, nel giorno dei suoi sessant'anni, non aveva nascosto le sue preoccupazioni per la propria salute, ma con sincerità aveva ammesso: «Mi sono scoperto con una voglia addosso di scherzare e di giocare con il pubblico. La malattia non è un freno ma un arricchimento nel modo di pensare il mio lavoro».