Il libro di un Nobel

In difesa del pensare lento nella frenetica era internet

In difesa del pensare lento nella frenetica era internet
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Al giorno d’oggi prendere posizione su un tema sembra essere sempre indispensabile, anche quando dell'argomento di discussione si sa ben poco o se la questione è in via di definizione. In quest’era di informazioni veloci in cui spesso si rinuncia a prendersi il tempo di arrivare a decisioni consapevoli, potrebbe, allora, essere utile distaccarsi dall’incantesimo della velocità e tornare a un pensiero lento. Quando, infatti, non abbiamo fretta di prendere posizione ci diamo il tempo di capire, il permesso di cambiare opinione, la possibilità di non fissarci in una posizione. Una situazione quasi impensabile in un periodo, come quello di internet, che dello scontro di opinioni fa uno dei suoi cavalli di battaglia, impegnando gli utenti in discussioni senza regole e senza fine dove chiunque è legittimato a dire la sua, indipendentemente dalla conoscenza o competenza sull’argomento. In questa situazione, allora, vale la pena di ricordare come funziona il nostro ragionamento e quali sono le variabili che ci portano a scegliere e a prendere posizione.

 

 

Di questo argomento si occupa Thinking Fast and Slow, bestseller del 2011, ora più che mai attuale. L’autore è Daniel Kahneman, psicologo israeliano e premio Nobel per l'economia che per oltre quarant'anni ha studiato i meccanismi cognitivi che influenzano le nostre azioni quotidiane. Due sono, secondo Kahneman, i processi che governano il nostro pensiero: il sistema 1 e il sistema 2. Il sistema 1 è intuitivo e impulsivo, ci porta a saltare alle conclusioni in maniera piuttosto inconscia, è veloce e, forse per questa sua rapidità, è anche un modo di ragionare economico, che consuma poco glucosio. Il sistema 2, invece, è molto più lento, consapevole, riflessivo al punto da poter sembrare pigro. Richiede concentrazione e fatica e arriva alle conclusioni dopo una serie di ragionamenti.

Il sistema 1 è il ragionamento che si attiva, ad esempio, quando decifriamo la gioia o la tristezza negli occhi di chi ci guarda, mentre il sistema 2 è quello che utilizziamo per risolvere un'equazione. Ciascun sistema ha, quindi, un proprio ambito di azione. Non sempre, però, i due sistemi riescono a coordinarsi e a collaborare gestendo al meglio le situazioni. Il sistema 1, infatti, tende ad “allargare il tiro”, dicendo la sua nella maggior parte delle decisioni che, di conseguenza, solo in pochissimi casi sono dettate esclusivamente dalla razionalità, anche in ambiti che dovrebbero essere legati a regole puramente razionali. Il rischio maggiore, allora, è che il sistema 1 ci faccia credere di sapere cose che in verità non conosciamo, ma che proviamo a giudicare intuitivamente o impulsivamente, senza prendere in considerazione un meccanismo cognitivo più razionale. Un processo che avviene molto più spesso di quanto si creda, visto che in molti casi, anche quando pensiamo di aver deciso in maniera razionale, ci lasciamo in realtà influenzare da considerazioni intuitive.

 

 

Ora, nell’era di internet, nelle tante situazioni nelle quali il flusso di informazioni è talmente veloce da farci sembrare necessario prendere posizione in fretta, varrà la pena ricordarsi la storia del sistema 1 e 2 e dei risultati negativi delle "incursioni" del ragionamento intuitivo in campi dove la ragionevolezza dovrebbe avere la meglio.

Il non prendere subito posizione, la volontà di unire intuizione e ragionevolezza scegliendo di passare le situazioni al vaglio del pensiero lento, potrebbe essere la strada giusta per superare l’empasse che la velocità delle discussioni online sta generando, smontando l’idea che il tempo di replica a un qualsiasi commento debba vincere sulla ponderatezza.

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