Dai gironi o dai preliminari a noi tifosi cambia ben poco
La verità è che per noi non cambia assolutamente niente. Amici atalantini, apriamo la settimana che potrebbe ridare alla Dea l’accesso all’Europa direttamente dai gironi con una presa di coscienza: che escludano il Milan dalle Coppe o che lo lascino al suo posto, per noi è lo stesso. Non ci siamo improvvisamente ammattiti ma negli ultimi giorni abbiamo pensato e ripensato a questa sentenza credendo di aspettarla per gioire e invece non è così: basta guardarsi dietro e buttare l’occhio un po’ più avanti per capirlo.
L’emozione non segue le sentenze. Il senso di questo pezzo può sembrare superficiale, ma certe considerazioni forse dimenticano le emozioni che si possono provare essendo atalantini. Un preliminare a Sarajevo, in Armenia o chissà dove è ovviamente più scomodo e meno allettante di una partita a Lione o a Dortmund, ma non sposta di un centimetro l’essenza del nostro tifo. Per intenderci: l’anno scorso, la trasferta più affascinante è stata quella a Cipro, anche se numericamente e televisivamente si è trattato di quella con il minor impatto. Il tifoso della Dea in questi giorni ha mille pensieri per la testa. Abbonamenti, raduno, Festa della Dea e mercato sono tra i quattro argomenti principali e la sentenza Uefa è un po’ come il pacchetto di grissini al tavolo del ristorante: c’è, lo apri volentieri ma non si tratta della portata principale. Dal punto di vista sportivo, da quello agonistico e pure da quello tecnico, è chiaro che tra fare i preliminari e i gironi c’è un abisso, ma visto che fino a sentenza definitiva dobbiamo parlare del nulla cosmico tanto vale farlo ragionando dell’unica cosa che conta davvero: l’emozione di esserci. Voi diteci quando e dove, al resto ci pensiamo noi.
C’eravamo, ci siamo e ci saremo. Cinque minuti prima e cinque minuti dopo la sentenza di Nyon, sapete come sarebbe la situazione? Noi saremmo sempre l’Atalanta di Percassi, Gasperini e di quel gruppo di ragazzi che ci stanno facendo vivere come nelle favole. Con lo stadio di proprietà, una marea di progetti sul tavolo e una voglia matta che arrivi velocemente la nuova stagione. Gli altri invece? Avrebbero (forse) un acquirente americano sullo sfondo, con i giocatori pieni di dubbi e i tifosi arrabbiati e preoccupati. Anche nel caso che lasciassero il Milan nelle Coppe, chi avrebbe più certezze? Chi starebbe meglio? L’Atalanta e i suoi tifosi c’erano, ci sono e ci saranno. C’eravamo, ci siamo e ci saremo e questo concetto non è populismo ma semplice, solida e splendida realtà. Qualcuno, a Milano o chissà dove, pensa che gli atalantini siano lì al bar pronti a stappare una bottiglia di prosecco se il Milan venisse escluso. Niente di più falso. Che si finisca nell’urna di Montecarlo o a quattromila chilometri da casa a giocare, la nostra voglia di Atalanta non cambia. Anzi, paradossalmente sarebbe pure più affascinante giocare i preliminari: siamo andati in duemila ad Altach a vedere l’Atalanta in uno stadio che nemmeno in Serie C e per un'amichevole, qualcuno pensa ci siano problemi a fare i preliminari?
Certo, le regole contano. Adesso, però, passiamo alle cose formali (cit.). Il Milan è nel mirino della Uefa non perché ci sia qualche forma di persecuzione in atto, ma evidentemente per motivi molto più semplici da capire che da spiegare. Ci sono delle regole, qualcuno non le rispetta e qualcun altro interviene per sanzionare questo mancato rispetto. Se la Uefa ci mette cinque, sei giorni per stendere un dispositivo che deve motivare una decisione presa all’unanimità significa che sta controllando e approfondendo perfino il peso della carta su cui verrà poi stampato il documento o la crenatura del testo. Chi parla di decisione politica o di trattamento clamorosamente diverso tra Milan e altre squadre ha certamente buoni motivi per sostenere questa tesi, ma la verità è che oggi la situazione del Milan è talmente lontana dall’essere chiara che, da fuori, è fin troppo semplice giudicare. Ce ne guardiamo bene, di sicuro i prossimi mesi saranno pieni di incognite per la società rossonera mentre noi potremo solo pensare al campo. Senza ansie, senza timori e con la grande voglia di vedere ancora l’Atalanta in Europa. Al 26 luglio o al 20 settembre, cambia davvero poco.