Dalla capitale al Dolomiti Pride Il gay pride e il suo simbolo

L’estate è la stagione dei Gay Pride, le parate organizzate per manifestare l’orgoglio delle comunità lgbt. In Italia se ne contano poco meno di trenta, che colorano da maggio a settembre tutta la penisola. Maggio e Giugno sono i mesi dei gay pride cittadini, mentre d’estate ci si trasferisce nelle città di mare.
Il nuovo Dolomiti Pride. Il 19 maggio a Bergamo per la prima volta, il 30 giugno è stata la volta di Milano, il 9 giugno di Roma e di Trento, per la prima elezione del Dolomiti Pride, un evento che ha sollevato grandi discussioni e che, ad esempio, si è visto negare il patrocinio dal Presidente della Provincia. Delle quattromila persone previste a Trento se ne sono presentate più del doppio, dimostrando come il movimento abbia ormai fatto breccia anche in una zona d’Italia per tanto tempo considerata culturalmente tradizionalista.
La festosa edizione romana. Altrettanto importante è stata l’edizione romana, che quest’anno ha unito la lotta per i diritti sessuali al ricordo di quella per i diritti civili, diventando un corteo arcobaleno in marcia con i testimoni della Resistenza. Quasi mezzo milione di persone ha animato la capitale di colori arcobaleno, in una marcia dove accanto alle famiglie con bambini hanno sfilano i ragazzi del Muccassassina, uno dei locali più famosi nella comunità lgbt romana, dove i referenti delle istituzioni si sono mischiati con i cittadini comuni, i rappresentanti dell’Arcigay vicini ai manager di Procter&Gamble. Uno dei testimonial dell’evento è stata la novantenne partigiana Tina Costa, per la quale la sua resistenza a chi voleva vederla con la divisa da figlia della lupa ben si sposa con quella degli omosessuali per il rispetto del loro diritto ad amarsi, nella convinzione che la libertà politica non sia lontana dalla libertà di orientamento sessuale.
Storia e significato della bandiera. In lotta per l’affermazione e la tutela dei diritti civili di gay, lesbiche, transessuali e bisessuali, il Movimento Arcobaleno ha le sue radici negli Stati Uniti degli Anni Settanta, in una storia legata indissolubilmente a quella del suo simbolo. A creare la bandiera arcobaleno fu l’artista Gilbert Baker, che a San Francisco la propose a un attivista che cercava un simbolo per la lotta della sua comunità gay di riferimento per rimpiazzare il triangolo rosa che la comunità continuava a portare fin da quando era stato imposto dal regime nazista come segno di riconoscimento. Così, prendendo spunto dalle insegne dei movimenti di sinistra di San Francisco degli Anni Sessanta, Baker disegnò una bandiera con otto strisce multicolore, ciascuna con un significato: il rosa simbolo del sesso, il rosso della vita, l’arancione della guarigione, il giallo simbolo del sole, il verde della natura, il turchese dell’arte, l’indaco dell’armonia, il violetto dello spirito.
Molto attivo nella promozione dei diritti dei gay, Gilbert Baker era anche amico di Harvey Milk, uno dei primi funzionari pubblici a dichiarare la propria omosessualità, a cui nel 2008 il regista Gus Van Sant ha dedicato il film Milk. La bandiera arcobaleno fu utilizzata per la prima volta in una manifestazione il 25 giugno del 1978, ma divenne un vero e proprio simbolo pochi mesi dopo, quando Milk il 27 novembre fu assassinato da un dirigente comunale. In quei giorni una folla di oltre trentamila persone sfilò per le strade di San Francisco, e aumentarono considerevolmente le richieste per la bandiera arcobaleno, diventata ormai un simbolo della comunità. I colori furono poi modificati, eliminando la striscia rosa (il cui tessuto era difficile da trovare) e unendo la striscia indaco con quella turchese, per mantenere un numero pari di colori.
Tante furono le manifestazioni organizzate dalla comunità omosessuale nei mesi successivi, e in poco tempo la bandiera creata da Baker divenne un simbolo dell’intero movimento, per essere poi abbracciata, negli anni successivi, dalla comunità lgbt a livello mondiale.