Chi è Sofia, il robot più famoso (e più umano) del mondo

Il 3 luglio ad Astana, in Kazakistan, in occasione di un incontro internazionale di grande importanza, la relatrice più attesa si chiamava Sophia. L’appuntamento era quello della Conferenza dei Sindaci delle Città principali situate sulla Via della Seta e si è tenuto nel colossale Palazzo della Pace e della Riconciliazione, simbolo di Astana. L’evento aveva la funzione di dimostrare i vantaggi economici per i Paesi aderenti al mega progetto cinese della New Silk Road. Cioè la moderna Via della seta, il cui vero nome è quello di Belt and Road Initiative (BRI). Un’iniziativa che è stata lanciata dal Governo di Pechino a fine 2013: un programma di investimenti infrastrutturali il cui scopo ufficiale è quello di connettere e favorire la crescita economico-sociale di tutte la regione eurasiatica, consentendo alla Repubblica Popolare – obbiettivo ufficioso ma altrettanto palese – di creare una propria area di influenza esclusiva, in contrapposizione alle direttrici commerciali transatlantiche, dove ancora regge l’egemonia americana.
Come detto, Sophia è stata la protagonista di questo appuntamento strategico. Peccato che Sophia sia un ginoide, vale a dire il femminile di un androide. Oggi può essere considerato il robot più famoso al mondo, in particolare per le sue capacità di interagire direttamente con gli esseri umani; in sostanza per la sua capacità di “pensare”. Sophia inoltre ha delle impressionanti somiglianze con i comportamenti umani. Ad esempio può vedere e mantenere il contatto visivo con l’interlocutore grazie a dei sofisticati algoritmi installati nei suoi occhi ed è in grado di intrattenere una conversazione. È capace di dare risposte (che naturalmente sono state pre-programmate...) sempre più complesse a delle domande specifiche. Sophia ha anche altri record. È l’unica creatura di Intelligenza artificiale che sia sta insignita da un premio da parte dell’Onu. Non solo: è il primo robot ad aver ricevuto anche un passaporto. Glielo ha dato infatti l’Arabia Saudita.
Lo scopo dell’appuntamento di Astana era di presentare il meglio offerto dal continente asiatico nel settore delle idee e delle innovazioni tecnologiche. Sophia ha fatto del suo meglio, ha dialogato e risposto alle domande di David Chen, un leader della AngelVest Fund, nonché personaggio che riveste una funzione chiave nel settore della crescita degli investimenti in Cina. Sophia come le sue capacità di mimesi del volto umano gareggia con Junko Chihira, un robot sviluppato in Giappone dalla Toshiba. Junko però svolge un ruolo meno impegnativo per il momento. Infatti aiuta i turisti a orientarsi nel dedalo della metropolitana di Tokio, ed è capace di interagire in ben tre lingue: giapponese, inglese e cinese. Anche nel “dna” di Sophia c’è del genio nipponico. L’assemblaggio della ginoode deve infatti molto anche agli studi e all’opera di Hiroshi Ishiguro, direttore del dipartimento di robotica dell’università di Osaka, famoso per aver sviluppato già a partire dal 2011 altri umanoidi come Erica e Geminoid DK.