La posta degli amori sfigati La grande illusione che frega tutti

Pubblicato:

Cara Alba,
Sai che c'è? C'è che mi piacerebbe essere meno disfunzionale. Mi piacerebbe che, oltre a fare il mio lavoro dignitosamente e a coltivare con cura le mie amicizie, io non continuassi ad avere la maturità sentimentale di un adolescente che si nutre di forme platoniche e non quaglia mai. Poco più di un anno fa, alla laurea di un amico, ho conosciuto un ragazzo che mi ha investito come una doccia fredda. Pur non essendo fisicamente il mio tipo, c’erano una serie di cose nell’atteggiamento, nel modo di parlare, nell’ironia acutissima, nell’intelligenza , nell’umiltà di ascoltare ed essere accomodante, che risuonavano totalmente con quello che io cercherei in un ragazzo e che non trovavo condensate così assieme da tanto tempo. Dal momento che abitiamo a 300 chilometri di distanza, ho iniziato a sentirmi con lui. E mannaggia a me. Quello che ho ottenuto è stato più di un anno di messaggi audio interminabili e a chiacchierare di qualunque cosa, ma ogni mia proposta di vederci è sempre finita in un «ti faccio sapere» o in un cambio di discorso. Questa persona mi ha lasciato intendere più volte di essere tendenzialmente evitante e refrattaria ai rapporti sentimentali, ma allora perché dopo un anno in cui sono andato avanti, ho provato a conoscere altre persone e ho fatto altre esperienze, sono ancora qui a pensare che lui è comunque una pietra di paragone rara e insuperabile? Perché, ogni volta che ho un problema concreto o un dubbio esistenziale, la risposta più precisa, mirata e intelligente mi arriva dalle conversazioni con lui? Come ne uscirò? Forse, Alba, la verità è che devo ancora crescere, nonostante i miei 27 anni. Forse mi voglio poco bene. O forse, quando accade (ma accadrà?), è tutto molto più semplice e meno struggente di così (oddio sto più o meno parafrasando Tiziano Ferro, guarda come sono ridotto).
Armando

 

Caro Armando,
il tuo racconto è un distillato dell’amore infelice. Un resoconto che parla di parole, parole, parole, bei discorsi, consigli ben scritti. Cosa c’è di più letale di una frase che sembra raccontare la nostra verità e solo quella? L’illusione di un’altra anima che ha colto l’essenza della tua e allora deve essere per forza speciale. È l’illusione della letteratura. Brutale, lo so. È quello che succede con i classici: sembra che parlino solo a te e solo di te, ma sono in stampa da un paio di secoli, parlano a tutti, di tutti e l’hanno sempre fatto. E la distanza, altra illusione che rende bella qualsiasi cosa con l’inganno dell’irraggiungibile e il trucco della fantasia. Due persone invece, hanno bisogno di imbarazzarsi a cena, false partenze, pomeriggi in cui, magicamente e d’un tratto, il silenzio non è più imbarazzante, la noia è rilassante. Ma i tuoi 27 anni non c’entrano nulla. Vivere un’esperienza così è un passaggio obbligato, fondamentale per capire sulla pelle cosa è vero e cosa no, cosa deve essere scritto e cosa deve essere vissuto. La regola regina dei rapporti nell’era digitale: la solidità di una relazione è inversamente proporzionale alla lunghezza della chat. La dichiarazione d’amore dell’era digitale è una: quando sei libero? Lancia lontano quel telefono, ma non rimproverarti troppo: aver sognato un po’ di più non può essere così grave.
Alba