Che cosa sta succedendo?

Libia sull'orlo di una nuova guerra (e la Francia vuol scalzare l'Italia)

Libia sull'orlo di una nuova guerra (e la Francia vuol scalzare l'Italia)
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La notizia di oggi è che buona parte del personale dell’ambasciata insieme ad altri italiani che lavorano in Libia sono stati evacuati. Domenica pomeriggio una nave dell’Eni avrebbe riportato in Italia tecnici impiegati nei terminali e pozzi legati al complesso di Mellitah e alcuni militari dipendenti dell’ambasciata: sarebbe stata comunque una misura puramente precauzionale. Cosa sta succedendo nel paese nord africano? Perché siamo ancor una volta sulla soglia di una guerra civile?

 

 

1) Quello che sta accedendo in questi giorni è un’altra ricaduta del caos di potere in cui il Paese è precipitato dopo la caduta di Gheddafi nel 2011. Oggi la Libia è teoricamente governata da un esecutivo di stanza a Tripoli, guidato da Fayez al-Sarraj e riconosciuto da tutti i maggiori Paesi occidentali oltre che dall’Onu.

2) Fayez al-Sarraj ha controllato sino ad oggi la parte occidentale del Paese, la Tripolitania. L’altra grande parte orientale, la Cirenaica è invece sotto il controllo del generale Khalifa Haftar, che gode dell’appoggio della Francia, oltre che di Egitto, Russia ed Emirati Arabi Uniti. Haftar non è sceso esplicitamente in campo contro al-Serraj, ma ci sarebbe lui dietro le milizie che hanno mosso l’attacco a Tripoli, quella della cosiddetta Settima Brigata di stanza a Tarhouna, pochi chilometri a sud della capitale. In otto giorni di combattimenti ci sarebbero stati 47 morti e 129 feriti e sono stati danneggiati alcuni terminali petroliferi.

3) La ragione dello scontro sarebbe il conflitto sulla data delle elezioni. Haftar, sostenuto esplicitamente dalla Francia, punta alla data del 10 dicembre. Al-Serraj invece sostiene che per quella data non si possono garantire le condizioni per una consultazione regolare. Haftar vuole accelerare perché pensa di avere la maggioranza dei consensi dalla sua e quindi di poter avere mani libere sul governo del Paese. Italia e i Paesi occidentali sono invece del parere che per le elezioni il 10 dicembre sia una data azzardata.

 

 

4) In questo scenario, un gioco decisivo e ambiguo lo gioca la Francia. Parigi era già stata protagonista della rovinosa strategia che portò al rovesciamento di Gheddafi senza aver pronto un piano alternativo per mettere in sicurezza il Paese. La Francia formalmente ha firmato il documento preparato da Italia, Stati Uniti e Gran Bretagna di condanna dell’escalation di violenze, ma poi continua a sostenere le ragioni di Haftar. Dietro questa strategia c’è il progetto di un maggior controllo delle risorse petrolifere a sostegno della presenza di Total contro quella di Eni. In questo la risorsa principale della Libia è controllata dalla National Oil Corporation di Tripoli. Solo questa società ha il diritto di esportare l’oro nero all’estero. La società è legata ad al-Sarraj ed è gestita proprio da italiani. A Bengasi esiste un’altra società che è gestita dal Governo di Tobruk e la maggior parte dei giacimenti si trova sotto il controllo di Khalifa Haftar.

5) Non è un caso che il razzo che ha colpito l’hotel Al Wadan di Tripoli è stato visto come un segnale lanciato alla vicinissima ambasciata italiana. A preoccupare le autorità di Roma ci sono anche gli attacchi mediatici da parte francese contro l’Italia e contro l’ambasciatore in Libia, Giuseppe Perrone. Venerdì scorso un portale molto seguito, Africa Intelligence, aveva scritto che l’Italia era pronta a sostituire l'ambasciatore Perrone per compiacere il generale Haftar. Una fake news a quanto pare ispirata dall’intelligence francese per destabilizzare la posizione italiana in Libia.

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