Alessandra, 25 anni, psicologa E da Curno ha scelto la Bolivia
Alessandra Baldini ha 25 anni e vive a Curno. O meglio, ci viveva fino a domenica 7 ottobre, quando si è imbarcata su un aereo in partenza per la Bolivia, per trascorrere un anno di tirocinio a Cochabamba, un piccolo paese a un’oretta di strada dalla capitale La Paz. Aveva già un piede sull’aereo, si può dire, ma ha trovato comunque del tempo da dedicarci. «Ho fatto le scuole a Bergamo e i cinque anni di Università alla facoltà di Psicologia di Padova dove, ad aprile, ho preso la laurea magistrale. Nonostante la distanza, ho sempre cercato di rimanere inserita nella comunità di Curno. Quando ero adolescente, partecipavo alle attività dell’oratorio e a quello che ci veniva proposto. Poi, quando mi sono trasferita a Padova a studiare, ho dovuto trovare una mediazione perché, stando là durante la settimana e tornando qui solo nei weekend, non era più possibile avere una presenza fissa e costante all’oratorio. Ho trovato un altro spazio e mi sono inserita in un altro progetto, diventando Ministro Straordinario della Comunione. Il mio compito era quello di portare la comunione agli ammalati la domenica».
[Alessandra Baldini]
Il percorso formativo di Alessandra le richiedeva, dopo la laurea, di fare un anno di tirocinio. «Mi stavo guardando un po’ in giro, quando mi è capitato di fare un colloquio al Patronato San Vincenzo, alla Casa di Sorisole. Ho parlato con il direttore della Casa e con lo psicologo, che alla fine mi ha rivelato di aver fatto il tirocinio con il Patronato San Vincenzo in Bolivia. A me, in quel momento, si sono illuminati gli occhi, perché era ormai da un anno e più che stavo pensando di fare un viaggio con un’impronta di volontariato. Pensavo magari a due, tre mesi, ma ho sempre rimandato perché prima c’era l’università, poi c’era la tesi, la laurea, poi dovevo trovare il posto in cui fare il tirocinio. E, in quel momento, questa cosa che avevo sempre rimandato, mi è sembrata che calzasse a pennello. Ho risposto che ci avrei pensato - prosegue -. Lo psicologo mi ha detto che, anche solo a livello informativo, mi avrebbe dato il contatto di Fulvio, del Patronato San Vincenzo di Bergamo, che è la persona che mi ha accompagnato in questo percorso. Fulvio mi ha anche messa in contatto con Padre Gianluca Mascheroni, che è a Cochabamba, dove io mi recherò. Sarò alla Ciudad de Los Niños, formalmente vado là per tirocinio universitario, ma sarò al servizio della comunità e svolgerò attività utili per loro. A Cochabamba sono accolti circa ottanta ragazzi che vivono in otto case famiglia, delle piccole unità abitative strutturate secondo un modello familiare. Nel loro percorso sono accompagnati da educatori, che svolgono il ruolo di genitori. È inoltre presente un’equipe multidisciplinare composta da psicologi, un’assistente sociale e una psicopedagoga, sotto il coordinamento del direttore generale. All’interno della Ciudad c’è la scuola aperta al territorio che offre un servizio educativo di qualità per circa un migliaio di ragazzi tra i 4 e i 18 anni. Nella casa famiglia vengono accolti ragazzi da zero a 17 anni, orfani o mandati lì dai servizi sociali, perché è stato tolto il loro affidamento alle famiglie di appartenenza. Rimangono lì o nell’attesa di essere adottati o di ritornare nella loro famiglia di origine. Vanno a scuola, fanno varie attività, e io starò lì con loro. Il mio ruolo sarà quello di responsabile della ludoteca con i bambini più piccoli, ma aiuterò ovunque ci sarà bisogno. Il fatto che siano presenti altri psicologi all’interno della casa, sarà un’esperienza per me utile anche dal punto di vista formativo. Questa comunità che fa riferimento al Patronato San Vincenzo, c’è da tantissimi anni, ma non è molto conosciuta, e al suo interno ci sono altri italiani».
Alessandra ci racconta poi che non le è stata richiesta una formazione particolare per intraprendere questo percorso. «Ho fatto un colloquio con Fulvio Diploma del Patronato San Vincenzo e ho parlato con don Gianluca, che è là in Bolivia. Dopo che ho deciso di partire, mi hanno dato una mano con la lingua, perché io lo spagnolo non lo sapevo, e non è che ora lo parli correttamente». Alessandra ride. «Va be’, vorrà dire che lo imparerò sul campo - aggiunge poi -. Fulvio mi ha raccontato un po’ come si vive là, ma è un’esperienza che bisogna concretizzare per poterla spiegare fino in fondo. Io ho fatto tutto in pochissimo tempo, perché il primo colloquio informativo l’ho avuto a metà luglio e in un mese, a fine agosto, ho dovuto decidere. Anche perché, entro settembre, dovevo consegnare i documenti per il tirocinio in Università. Ho preparato quindi tutti i vari incartamenti, ho preso lezioni di spagnolo e ho organizzato questo viaggio. Partirò da sola, perché in questo specifico momento non c’è nessun altro che si rechi laggiù. Il Patronato organizza viaggi soprattutto durante l’estate, nei quali un gruppo di volontari parte per la Bolivia e sta lì per un mesetto, sotto la guida di Fulvio». Alla fine Alessandra ci spiga cosa l’ha spinta a partire e cosa si aspetta da questa esperienza: «Dire cosa mi ha spinto è abbastanza complesso. Credo faccia parte un po’ del mio percorso, avevo già in mente di fare questo tipo di esperienza per mettermi in gioco in prima persona e per andare alla scoperta di quelle realtà. Inoltre cercavo un tirocinio che non fosse troppo tecnico, perché io ho un’idea della psicologia legata più alla relazione, e penso che se non si sviluppa prima la parte relazionale delle persone, non c’è tecnica che tenga. E visto che considero molto più importante questa parte, penso che se ti immergi in una cultura completamente diversa metti in gioco te stessa non solo per le tue competenze, ma anche per quanto riesci ad apprendere da quello che vivi. Sicuramente ciascuno di noi ha tanto da dare e io spero di riuscire a lasciare là qualcosa. Sono altrettanto sicura che riceverò tantissimo».
[Alessandra con i parenti e gli amici che l'hanno accompagnata in aeroporto]
«Sarà un arricchimento per il mio bagaglio, che spero potrà essermi utile poi per un futuro qua, ma anche là - rivela infine -. Non mi precludo niente, i miei progetti sono ancora molto aperti, è tutto in divenire e non ho particolari aspettative. Sono una persona che vive molto delle cose che arrivano. Andrò là, mi metterò a disposizione e farò quello che potrò fare, convinta che sarà molto di più quello che riceverò io rispetto a quello che potrò dare. Quello che mi verrò dato sarà comunque un gran regalo, questo me lo aspetto, perché mi dicono tutti che quando si fanno queste esperienze si torna sempre arricchiti».