Parking alla Fara, botta e risposta tra Gori e Il Fatto Quotidiano

C'era da aspettarselo. Dopo il duro articolo dello storico dell'arte Tomaso Montanari, pubblicato il 5 novembre su Il Fatto Quotidiano, in cui si criticava apertamente la politica del sindaco Giorgio Gori su Città Alta, prendendo da esempio la decisione di realizzare il parcheggio alla Fara, il primo cittadino ha preso carta e penna e ha voluto dire la sua. E così, sul numero del quotidiano in edicola il 7 novembre, a pagina 21 è stata pubblicata la risposta di Gori alle accuse di Montanari e la controreplica di Montanari. Ecco l'interessante scambio di opinioni.
Caro direttore,
nell’articolo di Tommaso Montanari pubblicato dal Fatto si parla di spopolamento di Bergamo Alta, di piani urbanistici a favore del turismo, di negozi di gadget, di mie responsabilità riguardo alla realizzazione del nuovo (e discusso) parcheggio interrato. Non credo Montanari conosca direttamente Bergamo e molte cose gli sono state riferite in modo impreciso. Vorrei quindi a fornire alcuni chiarimenti. In primo luogo nel 2017, per la prima volta dal 1945, la popolazione residente di Bergamo Alta è aumentata. Siamo ora a circa 2.800 abitanti, poco sotto la soglia di 3 mila che l’Associazione Città Alta e Colli ritiene essere il giusto punto di equilibrio per il Borgo storico. L’espulsione della popolazione residente risale agli anni '80 e '90, quando Bergamo Alta è stata ampiamente restaurata e ha cambiato pelle. Nessun piano urbanistico è stato “svuotato a favore dei turisti”.
Il progetto del parcheggio di via Fara risale al 2003, approvato nel 2004 (e in Circoscrizione lo votò a favore anche l’Associazione per Città Alta e i Colli, pur sapendo che gli stalli sarebbero stati solo “in prelazione” e non riservati ai residenti, alla modica cifra di 1.550 euro l’anno, di fatto quindi inaccessibili ai più) con le stesse dimensioni e gli stessi numeri di oggi. La mia Amministrazione ha solo deciso di completarlo, dato che il cantiere era abbandonato dal 2008, quando una frana ne interruppe i lavori. Da 15 anni il parcheggio è in tutti gli strumenti urbanistici. Addossarne le responsabilità alla mia Amministrazione, dopo che ne sono succedute ben tre prima del mio insediamento, tutte al lavoro per questo parcheggio, è quindi certamente un errore.
È vero invece che la mia Amministrazione, non potendo modificare gli equilibri economici della convenzione che il Comune aveva sottoscritto anni addietro, è riuscita a modificare la funzione del parcheggio, volgendola a vantaggio di una maggiore protezione di Città Alta. Completiamo l’interrato per farne l’unico luogo di sosta accessibile (a pagamento) ai non residenti, per limitare l’afflusso delle auto a Bergamo Alta, per destinare il perimetro delle Mura ai soli residenti e per poter liberare dalle auto alcune delle piazze più belle di Città Alta. Stringiamo le maglie sulla sosta, non le allarghiamo.
Sui negozi infine ricordo che Bergamo è la seconda città in Italia, dopo Firenze, ad essersi dotata di un regolamento per il commercio che vieta il sorgere senza regole di negozi di chincaglieria. Un freno che forse sarà considerato tardivo, ma che prima non si sarebbe mai potuto adottare. Il problema vero è che queste tendenze sono molto più che decennali, in tutta l’Italia. Paghiamo errori di visione che risalgono agli anni ‘90 e 2000, paghiamo gli stessi errori quando addossiamo le responsabilità a chi questi trend consolidati li subisce.
Giorgio Gori, sindaco di Bergamo
Ecco ora la controrisposta di Tomaso Montanari a Gori:
Sono grato al sindaco Gori per la lettura e per l’interesse. E sono d’accordo con lui sul fatto che la morte delle città storiche sia un problema nazionale. D’altra parte era proprio il senso del mio articolo: se questo veloce declino travolge già un centro storico come quello di Bergamo è segno che bisogna urgentemente correre ai ripari. Ed è qui che dissentiamo. Gori usa ora sul parcheggio toni assai meno trionfalistici che nel passato: non lo definisce più una “rivoluzione” che avrebbe permesso di “proteggere e di valorizzare la bellezza di Bergamo Alta”, come faceva solo nel settembre del 2017. Ma non basta addossarne le responsabilità ai predecessori, e trovare improbabili giustificazioni a posteriori: bisogna avere il coraggio di rinunciare al progetto e invertire la rotta. Se Gori non lo fa, è per quello sviluppismo insostenibile e fuori dal tempo che, da una legge-obiettivo a uno sblocca-italia, ha segnato la perfetta continuità tra berlusconismo e renzismo.
Tomaso Montanari