2.400 corse al giorno e 750 mila passeggeri

Lombardia "locomotiva" d'Italia? Sì, ma i treni sono un bel problema

Lombardia "locomotiva" d'Italia? Sì, ma i treni sono un bel problema
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C’è un paradosso in Lombardia. Nella regione che è a detta di tutti la “locomotiva” d’Italia, c’è una cosa che propria non funziona: i treni. I temi sono quelli ben noti, dai ritardi al sovraffollamento delle vetture, dalla soppressione di troppe corse alla qualità sempre più bassa del materiale rotante. La Regione, che è proprietaria al 50 per cento di Trenord, in questo modo è finita nel mirino, anche se le responsabilità sono soprattutto dei detentori dell’altro 50 per cento, vale a dire Trenitalia. Infatti, contro i tre miliardi di investimenti fatti da Regione Lombardia negli ultimi dieci anni, ci sono gli spiccioli messi sul piatto da Trenitalia nello stesso periodo: 170 milioni. Non solo: Trenitalia ha in corso una fornitura per 480 nuovi treni e nessuno di questi arriverà in Lombardia.

 

 

Per questo il governatore Fontana ha chiesto un confronto con il ministro Toninelli, che si è tenuto ieri (mercoledì 14) a Roma. Un vertice a cinque tra il presidente della Regione Lombardia, il ministro dei Trasporti e i vertici di Trenitalia, Rfi e Trenord. Sul tavolo, la gestione del servizio, gli investimenti di Trenitalia e Rfi, ma soprattutto la governance da dare a Trenord. «Trenord sarà una priorità per lo Stato, per la Regione Lombardia e per le Ferrovie dello Stato da qui al prossimo 2020», hanno dichiarato Toninelli e Fontana. «Per la prima volta», si legge nel comunicato condiviso, «c'è un'agenda condivisa che verrà illustrata di volta in volta a partire dal mese di febbraio, per informare sulle iniziative concrete che si assumeranno». Il tavolo di lavoro proseguirà già nelle prossime settimane a livello di management e a livello tecnico per definire il piano degli interventi e degli investimenti da oggi ai prossimi due anni.

Le ferrovie lombarde sono un sistema complesso: 2.400 corse giornaliere, 40 direttrici, 11 linee suburbane, 5 linee del passante, 397 treni, 1.997 km di binari, 422 stazioni, 4.200 addetti, 750 mila passeggeri giornalieri concentrati in due fasce orarie, con un incremento del tre per cento annuo. Per fare un paragone, gli utenti di Veneto, Lazio e Piemonte insieme non raggiungono i numeri della sola Lombardia. Una grande domanda di treno, insomma. E un’offerta ben lontana dall’essere all’altezza. Una cifra spiega la situazione: su 29 delle 40 direttrici sono stati attivati, come da contratto di servizio, i rimborsi a beneficio dei pendolari penalizzati dai disagi, per un ammontare di dieci milioni di mancati introiti nel solo 2018. Di fronte a questa emergenza, il nuovo ad di Trenord, Marco Piuri, ha prospettato misure-tampone per alleviare questo collasso. Ad esempio è stata valutata una parziale sostituzione dei treni con bus per alcune corse periferiche con meno di cinquanta passeggeri, ma si tratta di un intervento che riguarderebbe solo l'uno per cento degli utenti. E poi ci sono notizie come questa, che purtroppo sono ormai all’ordine del giorno: il treno delle 8.21 in servizio sulla linea Milano-Cremona è stato soppresso per un guasto. A quel punto, Trenord ha richiesto l'invio di un bus sostitutivo per permettere ai viaggiatori di coprire la tratta, la Cremona-Mantova-Codogno. Peccato che i pendolari si sono trovati non un bus ma abbiano dovuto contendersi un piccolo furgoncino, di quelli che trasportano una decina di persone.

 

 

In realtà la vera soluzione può arrivare solo con nuovi treni e nuove reti. Oggi la flotta di Trenord è composta da 390 treni, di cui 200 di proprietà Ferrovie Nord e 190 di Ferrovie dello Stato. Si tratta di una flotta disomogenea, con un'età media di nove anni per i treni di Fnm e 32 anni per i treni messi a girare sulla rete lombarda da Fs. Il problema è che i primi 18 treni arriveranno nel 2022, perché le risorse della Regione sono state spalmate tra il 2022 e il 2032 e quelle delibere non sono state modificate, secondo l’accusa dei consiglieri di opposizione.

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