Il totocalcio (ricordate?) non c'è più Il governo gli ha staccato la spina

È stato il gioco dei sogni per interi decenni e per milioni di italiani. Ma stava estinguendosi, per l’aggressione delle nuove forme di calcio scommesse, così il Governo ha deciso di staccare la spina. Il vecchio Totocalcio non c’è più. Risorgerà sotto altre spoglie, come ha annunciato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, ma intanto il vecchio Totocalcio è un caro estinto.
Del resto le cifre degli ultimi anni portano allo scoperto un trend davvero impietoso: il Totocalcio è passato dal raccogliere 800 milioni di euro all’anno nel 2000 «ai 98 milioni del 2010 e ai soli 17 del 2017. Da inizio 2018 il totale delle giocate mostra un ulteriore trend negativo: 11,6 milioni di euro in undici mesi. Insomma un declino precipitoso ed irreversibile, dovuto anche al fatto che le vincite sono basse, in rapporto alla concorrenza agguerrita: l’ultimo concorso di domenica scorsa ha visto 714 vincite da 407 euro ciascuna, una cifra che oggi non è attrattiva quasi per nessuno.
È ben lontano il ricordo della felicità legata al “13”, obiettivo per milioni di semplici scommettitori della domenica (in realtà nell’ultima fase il Totocalcio era passato a 14 risultati da indovinare. In origine si chiamava più semplicemente “concorso pronostici”: fu inventato nel 1946 dal giornalista della Gazzetta dello Sport Massimo Della Pergola, che aveva origini ebraiche e che per questo durante la guerra era stato costretto a scappare in Svizzera. Della Pergola è stato anche il fondatore della SISAL, che ancora oggi è una delle più importanti agenzie di scommesse in Italia.
Il nome Totocalcio fu introdotto nel 1948, e da quell’anno la popolarità del gioco è cresciuta a dismisura, coronado i sogni di migliaia di italiani, a cominciare dall’appassionato di Crema che nel 1993 vinse cinque miliardi e mezzo (di lire naturalmente...). «Il Totocalcio è in crisi irreversibile da anni, così com’è non ha più senso di esistere. O troviamo un’altra forma oppure può anche chiudere», aveva preannunciato Giorgetti. In realtà dietro al Totocalcio si è giocata sempre una partita politica. Quando nel 1948 l’allora sottosegretario Giulio Andreotti deciso di nazionalizzare il gioco, lo fece per fare un favore ai vertici delle federazioni sportive italiane e soprattutto del Comitato Olimpico italiano, il Coni, che ha gestito il Totocalcio e buona parte dei suoi ricavi fino alla fine degli anni Novanta. Ora la cancellazione del Totocalcio arriva a ruota di un regolamento di conti tra le nuove forze di governo e il “vecchio” Coni.
Infatti, il nuovo che verrà e che lo stesso Giorgetti ha annunciato sarà affidato a Sport e Salute, la nuova Spa che dovrebbe prendere proprio il posto di Coni Servizi. Si sa ancora poco del gioco che verrà, e che non avrà più la mitica schedina, ma avrà un montepremi maggiore e prevede il coinvolgimento diretto degli sportivi: la scommessa potrebbe anche essere vincente. In futuro il cosiddetto “pay out” sarà molto più alto: sia perché il montepremi passerà dal 50 al 75 per cento della raccolta, sia perché cambierà anche la formula di gioco. Sarà un gioco che cercherà di arginare il dilagare delle scommesse sportive, moderna forma di azzardo legalizzato. E che per questo potrà anche godere del beneficio della pubblicità per lanciarlo. Soprattutto non sarà più nell’orbita del Coni, quel vecchio mastodonte figlio della Prima Repubblica, che il governo giallo verde ha deciso di ridimensionare.