Caro Babbo Natale, ti scrivo... Tre letterine nerazzurre speciali

Il Principe
Caro Babbo Natale,
Non volevo scriverti, ma me l’hanno chiesto. Sai quanto io detesti questa festa. Penso che sia falsa come una moneta da tre euro. Sono un po’ come il Grinch, io e il Natale siamo incompatibili. Ci mancava anche di nascere tre giorni dopo la tua festa. Va be’. Non ti chiedo molte cose. Neanche di riportare in vita mamma, perché lei è sempre con noi. Anche se mi manca terribilmente, soprattutto la domenica mattina, con quella sua domanda: «Con chi gioca l’Atalanta oggi?». E sapessi quanto manca quel suo «ma dove vai ancora?» quando mi vedeva prepararmi per una trasferta, sciarpa al collo. E ancora quel suo «stai attento» quasi bisbigliato. Ecco, magari se potessi dare una calmata a papà quello sì, sarebbe importante. Perché ha un cuore grande così ma non si può vivere sempre a ritmi da caserma. Mi piacerebbe un giorno mangiare alle 19.30 come buona parte degli italiani, non alle 18.15. E magari qualcosa di diverso dalla trippa bergamasca, che sarà anche buona ma cinque giorni su sette mi sembra troppo.
Non ti chiedo niente sul lavoro, sono fortunato e ne sono consapevole. Fai che mio fratello continui a ridere ogni giorno come fa ora nella tua gioiosa attesa. Il “Signore vestito di rosso”, lui ti chiama così. E vederlo felice è il regalo più grande. Non ti chiedo una donna al mio fianco, non la merito. E con il carattere che ho scapperebbe, come d’altronde han fatto tutte. Fai che quei matti di BergamoPost continuino a farmi scrivere, perché ormai è diventata una...
Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 26 del BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 27 dicembre. In versione digitale, qui.
Valo
Sai caro Babbo Natale, mi dicono: «Sei grande per credere ancora a queste cose, e poi con quella barba lì Babbo Natale potresti essere tu!». Forse hanno ragione, ma da me si dice che la ragione si dà ai matti e non so se è più matto chi a 40 anni ha ancora voglia di sognare o chi ai sogni non ci crede più.
Io sono un sognatore, mi piace ancora guardare le stelle, vederci i miei sogni, provare a prenderli e, perché no, nella magica notte di Natale vederti sfrecciare con la tua slitta. E allora io i miei sogni te li affido, perché quelli come me, che sui gradoni di quella Curva tornano ogni volta piccini e gli basta chiudere gli occhi per vedersi in campo, segnare, esultare, scavalcare le barriere e buttarsi tra la propria gente, non si vergognano di credere ancora nella magia che, come quando apri un regalo, per un attimo ti fa tornare bambino e felice.
Vorrei…
Vorrei che Babbo Natale e Messi si vestissero di neroblu…
Vorrei che il cielo sopra la finale di Champions si dipingesse di neroblu.
Vorrei che ogni bambino scoprisse l’amore che solo chi tifa la squadra della propria città può provare…
Vorrei che a tutti i tifosi, senza discriminazioni, fosse consentito viaggiare...
Vorrei che tutti, almeno per una volta, potessimo abbracciarci dentro quella che per decenni è stata...
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Bixio
Caro Babbo Natale,
Hai un momento anche per me? Dai, non guardarmi così... Forse non ho più l’età, ma certi sogni non ti chiedono una carta d’identità. Ho pensato a lungo a cosa chiederti in questa lettera, ci ho riflettuto. Ho visto per il mondo pacchi enormi e fiocchi giganti, luci potenti che illuminano intere vie, regali costosissimi che riempiono le vetrine. Ma più li osservavo e più, alla fine, dentro di me sentivo che solo qualcosa di semplice sarebbe stato speciale. Semplice, genuino ma davvero mai banale. Unico, come un pallone da calcio.
Ecco caro Babbo Natale, è questo che ti chiederei. E regalerei questo pallone al mondo, perché possa prendere un po’ della sua purezza. Così che tutti possano capire da quel pallone che da soli non si va da nessuna parte, ma insieme si può ottenere tutto. Con gli amici o con semplici compagni di squadra. Che senza la voglia, il sacrificio e la fatica non si può realizzare nessun sogno e che il sorriso di quando lo raggiungi è qualcosa di unico e meraviglioso. Vorrei che il mondo prendesse anche solo un po’ della Passione che è dentro un pallone, quella più sana e libera. Essere pazzo, a volte, di credere che niente sia impossibile. Anche quando un ostacolo sembra troppo alto, anche quando una difficoltà sembra troppo grande, spero davvero che questo Mondo non smetta mai di crederci.
Perché il pallone ci ha sempre insegnato questo, e in ogni impresa che ha costruito ci ha scritto...