I Re Magi non viaggiano più I doni li han prenotati su Amazon
Ci sarà rimasto male don Luca Favarin, il bravo prete veronese che a inizio dicembre aveva lanciato la sfida: quest’anno non facciamo il presepe perché in un Paese che chiude le porte agli immigrati sarebbe un gesto di ipocrisia. Era una sfida lanciata a Matteo Salvini, che proprio in quei giorni invece aveva detto esattamente l’opposto: facciamo i presepi anche nelle classi. E a chi gli obiettava che oggi tra i banchi di scuola ci sono bambini di tante religioni, Salvini aveva controbattuto così: «Non penso che Gesù Bambino o Tu scendi dalle stelle possa dare fastidio a nessuno. Il Natale è una festa che può abbracciare tutte le fedi e le religioni, chi tiene Gesù Bambino fuori della porta della classe, non è un educatore».
Probabilmente in pochi hanno ascoltato Salvini, ma ancor meno sono quelli che hanno seguito l’invito di don Favarin. Infatti da tanto tempo a questa parte non si registrava tanta popolarità per i presepi, viventi o meno che siano. Basta fare un rapido viaggio sul web per rendersi conto del proliferare di presepi di ogni tipo, anche di stampo antisalviniano, come quello proposto da un altro prete in Toscana: le statuine sono state collocate in un contesto di spazzatura. Ma presepi sono spuntati ovunque, come quello realizzato da Marcello Ricotti lungo la via Flaminia, nel comune di Giano, in Umbria, incanta tutti i passanti. E le cronache riferiscono di centinaia di automobilisti che si fermano lungo la strada ad ammirarlo.
Naturalmente non dovete pensare che i presepi di oggi siano fatti sullo stampo di quelli tradizionali. Ormai c’è libertà a tutto campo e così, in una società sempre più animalista come la nostra, potreste trovarvi ad ammirare una scenetta in cui protagonisti della storia sono tutti interpretati da statuette di cani: il cocker san Giuseppe, e Bambino nelle fattezze di un barboncino. Oppure, saltando al 6 gennaio, vi troverete i Magi che invece di presentarsi di persona hanno fatto arrivare i doni via Amazon, quindi con tre corrieri in divisa davanti alla culla.
A testimoniare l’inossidabile popolarità del presepe, oltre ai numeri e all’attenzione mediatica conquistata, quest’anno è arrivato anche un libro di uno studioso molto noto, Maurizio Bettini, laico ad oltranza, che però ha voluto non solo esplorare questo fenomeno della tradizione, ma ha ammesso anche una nostalgia «per quella finzione fragile e incantevole» che aveva riempito anche la sua infanzia. Tra le cose che possono sorprendere in questo libro che si legge tutto d’un fiato, c’è la spiegazione di quella strana presenza del bue e dell’asino dietro la mangiatoia, rifugio di fortuna per il piccolo Gesù. Ebbene se quest’anno volete fare un gioco, potrebbe essere quello di chiedere a tutti che ci stanno a fare quei due bestioni pacifici nella grotta. Poi potete fare un figurone dando la risposta.
Che è questa: era stato san Gerolamo, primo traduttore della Bibbia in latino, in una lettera alla mamma a immaginare la loro presenza, affinché si compisse ciò che stava scritto nel libro di Isaia, otto secoli prima della nascita di Gesù, in una sua profezia. Fuori di metafora: il bue era l’animale puro che simboleggia Israele; l’asino invece l’animale impuro, che rappresentava i pagani. Ma davanti a Gesù le loro strade convergono...