Come combattere quella ingordigia e la "sindrome del piatto vuoto"
Il rischio di cadere nella cosiddetta "sindrome del piatto vuoto", ovvero quell’irrefrenabile e ingorda voglia di mangiare fino all’ultima briciola visibile nel piatto, non è ancora superato. Perdura ancora almeno dal cenone di Capodanno fino all’Epifania, data dopo la quale (forse) finisce questo tour de force di manicaretti da festività. La sindrome è stata studiata da una ricerca condotta in collaborazione dalla Hofstra University di New York e dalla University of Texas Southwestern Medical Center, Stati Uniti, e che sarà pubblicata prossimamente sulla rivista Appetite. Qualche anticipazione, però, già c'è.
Il rischio è sulla tavola. Fino all’Epifania, cotechini, zampone e lenticchie, dolcetti, torroncini, cioccolato e carbone bianco o nero sono protagonisti assoluti delle nostra tavole. Sebbene questi cibi e pietanze siano una tentazione per tutti e facciano ovviamente gola, il rischio di essere eccessivamente ingordi è aumentato all’ennesima potenza per i cultori dell’anti-spreco, gli amanti de "il cibo è più buono mangiato fresco, dunque meglio non lasciare avanzi per domani". Che è una pratica solitamente da lodare. Ma sotto le feste, per essere ligi ai propri intendimenti, questi ultimi cadono spesso vittime della "sindrome del piatto vuoto". Si tratta di uno stimolo incontrollabile nel voler terminare fino all’ultima presenza fisica di cibo visibile sul piatto perché avanzare qualcosa è un peccato mortale che proprio non si fa, soprattutto con alcune pietanze più di altre.
I cibi che prendono di più per la gola. Non tutti gli alimenti delle feste o di consumo comune "acchiappano" però in uguale misura inducendoci in tentazione. I più "golosi", quelli che spingono a farsi mangiare, sembrano essere l'ultimo dolcetto, l'ultima pezzo di cioccolato, dal cioccolatino più classico alla praline fino alla fetta di torta caprese, ma anche la pizza ad esempio. Non si sente ragione: è lì che ci chiamano. Quel boccone furtivo può essere però causa di sventura, ovvero fra i responsabili dell'indesiderato aumento di peso e di tutti gli sforzi successivi necessari a bruciarlo.
Non è una ipotesi ma una tesi. I ricercatori hanno invitato i partecipanti allo studio a sottoporsi a quattro diversi esperimenti, potendo così giungere a una chiara conclusione. Ovvero che una singola porzione di cibo lasciata sul piatto esercita un desiderio maggiore rispetto a una tavola imbandita, soprattutto se si parla di alimenti "tentatori". Alla base di questo fenomeno sembra esserci anche una motivazione psicologica, quasi di autogiustificazione, secondo cui il mangiatore dell’avanzo si persuade che quell’ultimo pezzettino di biscotto, di cioccolato, di salatino o di qualsiasi altra pietanza non faccia poi così male. Errore, dicono gli esperti: la “sindrome del piatto vuoto”, dall’inglese "clean-the-plate", è in realtà più calorica di quanto si pensi/sembri, perché di norma si finisce con il mangiare sempre i pezzettini di alimenti più grassi, più ricchi di sale e di zuccheri.
Le strategie anti-sindrome. Dunque siamo condannati, durante le feste e non, a finire anche l’ultima briciola? Non per forza, perché esistono delle strategie da mettere in atto, suggerite dagli esperti americani di diverse istituzioni, per resistere alla tentazione dell’ultima briciola e, quindi, alla "sindrome del piatto vuoto".
- Soluzione 1: gli esperti della University of Texas Southwestern Medical Center consigliano di prediligere e portare in tavola, anche nelle occasioni speciali, cibi a minor contenuto di grassi, zuccheri aggiunti e sale, come ad esempio più porzioni e varietà di frutta e verdura. Effettivamente non si è mai sentito di risse nate per l'ultima porzione di broccoli... La cosa può succedere, invece, con una fetta di torta al cioccolato.
- Soluzione 2: dalla Washington University di Saint Louis si suggerisce invece di mangiare piano. Masticare a lungo aiuta a sentirsi sazi, mentre chi assapora un piatto velocemente non arriva a conquistare questa sensazione, mettendosi nella condizione di dover mangiare di più per assecondare il desiderio di fame.
- Soluzione 3: iniziare il pasto con porzioni più piccole.
- Soluzione 4: a detta degli esperti è quella più efficace e invita a riflettere sulla propria azione proprio mentre si è lì lì per allungare la mano verso quell’ultimo pezzettino di cibo rimasto. E chissà che la mano non riesca a tornare indietro con tanto di salute guadagnata.