Coinvolti anche ex dirigenti

Quelli che han provato a lucrare sulla vendita Italcementi ai tedeschi

Quelli che han provato a lucrare sulla vendita Italcementi ai tedeschi
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Sono passati tre anni e mezzo da quando Italcementi è stata ceduta dalla famiglia Pesenti alla multinazionale tedesca Heidelberg. Per la nostra terra una ferita che ancora sanguina, visto che dall’1 gennaio 2019 circa 180 lavoratori bergamaschi dell’azienda (per decenni uno dei fiori all’occhiello dell’economica nostrana) sono stati licenziati in tronco, senza alcun “paracadute” ad attutire la caduta.

 

 

C’è anche chi ci ha guadagnato. Eppure c’è anche chi ci ha guadagnato. E non stiamo parlando dei Pesenti, che essendo titolari di Italcementi hanno legittimamente deciso di cedere l’azienda alla miglior cifra (un accordo complessivo pari a 1,67 miliardi di euro). I nomi di tutti i “beneficiari illegittimi” di quest’affare si rinvengono nelle delibere della Consob, l’autorità amministrativa indipendente che regola e controlla la Borsa, così come sulle scrivanie della Procura di Milano, a cui l’Authority ha trasmesso gli atti. Si tratta di sette (per ora) persone che, nel 2018, sono state pesantemente sanzionate per «abuso di informazioni privilegiate», meglio noto come «insider trading», un reato disciplinato e punito dal Testo unico della Finanza.

Gli ultimi “beccati”. L’ultima ondata di sanzioni è stata comunicata dalla Consob a inizio 2019 ed è andata a colpire Gianbattista Rosa, dal 2000 al 2014 manager in Italcementi, Carlo Messedaglia, private banker bergamasco, e Giordano Tamagni, amico ed ex collega in Pirelli di Rosa. La ricostruzione fatta dall’Authority di quanto avvenuto lascia poco adito a dubbi e dimostra come i tre, entrati in possesso delle informazioni riservate prima che fossero rese note (ovvero la cessione di Italcementi a Heidelberg), abbiano sfruttato la situazione per guadagnarci. O meglio, Rosa e Tamagni per guadagnarci, mentre Messedaglia per “arricchire” sei suoi (ignari ma certamente felici) clienti. Basta conoscere anche solo un minimo la finanza, infatti, per sapere che un’operazione del genere avrebbe portato a un’impennata dei valori delle azioni di Italcementi.

 

 

La ricostruzione dei fatti. Fulcro di tutto è Rosa. La Consob ha appurato che tra il 20 e il 21 luglio 2015, una settimana prima che Italcementi diffondesse il comunicato stampa in cui annunciava di aver concluso l’accordo con Heidelberg, Rosa ebbe diversi contatti con alcuni suoi ex colleghi di Italcementi, tutti vertici aziendali sicuramente a conoscenza della trattativa. La sera del 21 luglio, Rosa telefonò a Messedaglia, suo private banker. Non ci sono intercettazioni, ma il giorno successivo, tra le 7.54 e le 8.23, ovvero prima dell’apertura della Borsa (che avviene alle 9), i due si sentirono ancora diverse volte e alle 8.56 Messedaglia eseguì per conto di Rosa l’acquisto di quattromila azioni Italcementi al prezzo di 6,33 euro l’una per un valore complessivo di 25 mila e 340 euro. Cinque mesi dopo, il 15 dicembre 2015, Rosa rivendette l’intero pacchetto a un prezzo di 10,19 euro per azione, intascando così 40 mila e 760 euro. In totale, la plusvalenza ottenuta è stata quindi di 15 mila e 420 euro.

Ci andò invece più pesante Tamagni, che il 23 luglio 2015 acquistò ben quindicimila azioni Italcementi al prezzo medio di 6,57 euro per azione (spesa complessiva di 98 mila e 655 euro), poi rivendute tra il 29 agosto e il 30 settembre 2016 al prezzo di 10,60 euro l’una per un guadagno di ben 159 euro, ottenendo così una plusvalenza di 60 mila e 344 euro. Anche in questo caso, la Consob ha appurato...

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 9 del BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 17 gennaio. In versione digitale, qui.

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