Pazzesco

La leggenda del tizio che defeca per le strade del centro di Alzano

La leggenda del tizio che defeca per le strade del centro di Alzano
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Potere ai social, quando il “Re Mida” della pubblica via arricchisce il dibattito. Wikipedia, bibbia del sapere digitale, lo definisce «sostantivo della lingua italiana che, nella sua accezione primaria, indica le feci umane o animali. È principalmente usato in ambito colloquiale ed è ritenuto un termine volgare, normalmente da evitare in contesti formali». Senza scendere a compromessi “poco convenienti” secondo Wiki, i lettori hanno evidentemente compreso il riferimento di questo incipit, che, senza mezzi termini e in senso assolutamente letterale, il mitico ragionier Fantozzi avrebbe definito «una cagata pazzesca». Succede che anche ad Alzano, attorno al tema, si sia accesa a più riprese una colorita (e profumata?) discussione social, innescata da alcuni episodi di scarso senso civico e misteriosa origine. Pare infatti che da mesi vi sia un residente (o un forestiero?) che sfoga le proprie impellenze intestinali sulla pubblica via, con una particolare predilezione per un angolo seminascosto lungo una viuzza periferica che conduce all’Oratorio. Provocazione? Semplice urgenza? Perfidia allo stato puro? Gli internauti alzanesi l’hanno definito «il cagatore seriale», mutuando un termine che in rete vede già analoghi “eroi” a Chiavari e in Puglia.

A incuriosire più che le gesta, sono le reazioni che molti hanno espresso davanti alla tastiera, anche nelle ultime settimane, trasformando una discussione in un piccolo spaccato di sociologia moderna. C’è chi si limita all’ironia e chi se la prende con chi denuncia, reo di perder tempo a fotografare simili capolavori dell’arte umana. Altri allargano il discorso a chi abbandona con noncuranza le deiezioni dei propri cani, che secondo alcuni sono assolutamente più educati degli umani. Un tema a prima vista banale assurge...

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 50 del BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 24 gennaio. In versione digitale, qui.

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