Attente a non cascare nel magazzino

Pensieri segreti di una commessa Cosa facciamo quando siamo sole

Pensieri segreti di una commessa Cosa facciamo quando siamo sole
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Oggi vi voglio svelare uno dei segreti del commercio. Ciò che nessun cliente potrà mai sapere semplicemente perché esiste nella sua entità di cliente. Cosa fanno le commesse quando sono da sole in negozio? Innanzitutto, si stupiscono. Quando dopo dieci minuti dall’inizio del turno non hai già voglia di andartene, è sempre una sorpresa. Ci sono delle giornate inspiegabili in cui i clienti semplicemente non entrano nel negozio. Il motivo non si saprà mai, è uno di quei misteri che non avranno mai soluzione (un po’ come sapere perché andavate a 130 km/h e poi improvvisamente si forma la coda in tangenziale).

Le commesse si guardano a vicenda appoggiate al bancone della cassa. Capite da quanto tempo sono ferme dalla loro inclinazione sul bancone: dalla posizione eretta alla posizione triclinio. Se la collega con cui siete in turno condivide con voi il destino di essere commessa ma di avere anche una vita e, perché no, qualche passione, potreste passare delle piacevoli mezz’ore o anche ore chiacchierando e scambiandovi confidenze. Potrebbe persino accadere che usciate dal turno di lavoro divertite e senza la voglia di ubriacarvi. Di solito, se nel negozio non entra nessuno per più di un’ora la commessa inizia ad abbassare la guardia e a non sentirsi più come nella casa del Grande Fratello. Inizierà timidamente a guardare il cellulare, a mangiare una caramella o persino a bere apertamente (non so se lo sapete, ma ci si nasconde per bere in negozio; pare che idratarsi sia disdicevole agli occhi del cliente.) Il clima diventa così rilassato e conviviale che se malauguratamente dopo due ore entra un cliente si sentirà quasi un terzo incomodo e verrà spinto da energie sottili a uscire senza disturbare l’idillio.

Se in negozio c’è una collega più soggetta alla sindrome della formica, può anche essere che inizi ad annoiarsi (in realtà sente di compiere un peccato mortale restando inoperosa, se è bergamasca ancora peggio). Le verranno in mente allora le cose più improbabili da fare per ingannare il tempo. Per quanto mi riguarda, il tempo lo si abbindola benissimo anche stando ferme a chiacchierare, ma la collega diligente dice: «Se poi entra qualcuno e ci vede ferme non sta bene». Non so da quando l’immobilità sia amorale, ma non discuto mai troppo con i dogmi delle commesse più convinte di me. In un negozio c’è sempre qualcosa da fare, dallo spolverare dietro gli specchi al disporre per colore tutte le stringhe. Se poi malauguratamente avete un magazzino a portata di mano, sicuramente ci sarà da riordinare qualcosa. Il magazzino dei negozi è la moderna versione del supplizio di Sisifo: non importa quante volte voi lo sistemiate, il giorno dopo sarà di nuovo in disordine. Perciò vi apprestate con la vostra collega a fare pulizia degli scaffali più bassi, sapendo che non servirà assolutamente a niente, ma sarà una fatica immane.

Un altro dei compiti preferiti durante le ore di solitudine è spolverare. Ma non si tratta solo di passare il panno sulle superfici libere del negozio o in vetrina. «Visto che non c’è nessuno, puliamo bene», dice la collega che probabilmente è una di quelle che a Pasqua decide che è ora di lustrare tutto, anche dentro le narici del cane. Quando si dice tutto, si intende proprio tutto. Altro che pulire la cassa o togliere la polvere dai dispenser. Il sacro furore del pulito si impossesserà di voi e del vostro negozio, verrete invitate a soffiare via i pelucchi ormai caduchi dallo zerbino, a svitare i faretti per togliere le mosche morte, a cambiare i gommini sotto i piedi degli scaffali. Se la mente della collega di turno è invece più propensa ai disturbi ossessivo compulsivi matematici, inizierà il fatidico controllo prezzi. Con un apposito macchinino che fa “bip-bip” dovrete scannerizzare tutti i cartellini dei prezzi di un settore o anche di tutto il negozio, per verificare che non ci sia qualche importantissima variazione di qualche centesimo. Ed è proprio quando ci si lancia in queste imprese titaniche che il mondo si scongela e l’afflusso di persone ridiventa il solito.

Peccato che nel frattempo voi ormai abbiate ribaltato gli scaffali in mezzo alle corsie, scomposto tutto il magazzino o staccato tutti i cartellini coi prezzi, trovandovi quindi a lavorare ora il doppio. Quindi la vostra collega dice: «Be' io ho finito, è stata proprio una giornata tranquilla oggi!». Se ne va, lasciandovi sola in chiusura con il lavoro inutile che lei stessa ha proposto e la nuova orda di avventori che pretendono la vostra ubiquità.

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