I DATI DELLA PROPRIETA' INDUSTRIALE

Sempre meno brevetti in Italia

Sempre meno brevetti in Italia
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L’Italia scivola all’undicesimo posto nella classifica dei paesi col maggior numero di brevetti depositati, con un trend negativo del 2,7%. Rispetto all’anno scorso perdiamo una posizione nel ranking diffuso dall’EPO (l’Ufficio Brevetti Europeo). Nel contesto nazionale, Bergamo rappresenta tuttavia una realtà positiva, considerando che nel 2013 sono state depositate ben 656 domande ed è terza per numero di brevetti dietro Milano e a Brescia.

Creativi sì, ma fino a un certo punto

Secondo i dati, l'Italia cede il passo a paesi come gli Stati Uniti, che guidano la classifica con il 24% delle domande depositate, il Giappone (20%), la Germania, prima in Europa col 12%, e a seguire Cina, Corea del Sud, Francia, Svizzera, Olanda, Gran Bretagna e Svezia. Secondo l’avvocato Guido Del Re, che si occupa di tutela della proprietà industriale , «il problema maggiore per il nostro Paese è che il numero di domande che viene riconosciuto come brevetti per invenzione industriale diminuisce drasticamente››. La soluzione? «Diffondere i principi di proprietà industriale a tutti i livelli sociali». Il problema, dunque, sarebbe in un tessuto imprenditoriale non ancora del tutto pronto a comprendere la necessità della tutela dei brevetti.

 

Giulio Natta, inventore della plastica

 

Cos'è la proprietà industriale (con cui si difendono le idee)

L'espressione proprietà industriale significa tutelare marchi, indicazioni geografiche, denominazioni di origine, disegni e modelli, invenzioni, modelli di utilità, topografie dei prodotti a semiconduttori, informazioni aziendali riservate e nuove varietà vegetali . La maggior parte delle caratteristiche che hanno fatto grande il Made in Italy nel campo del design, della moda, del settore agroalimentare: in particolare saltano all’occhio i marchi, le indicazioni geografiche, le denominazioni di origine (D.O.P. e D.O.C.), i disegni e i modelli, le nuove varietà vegetali. Settori in cui la contraffazione, all’estero, produce danni all’economia italiana quantificabili attorno ai 26 miliardi di euro solo in Europa (e 60 miliardi nel mondo), secondo l’ultimo rapporto di Legambiente e del Movimento Difesa del Cittadino. L’unico modo di difendersi, dunque, sembra essere quello di non sottovalutare l’importanza della tutela dei brevetti e della valorizzazione di un asset aziendale del genere.

I dati di Bergamo

Secondo i dati relativi al 2013, la provincia è al terzo posto nella classifica regionale, con 656 depositi, dietro Milano e Brescia. Ma le iniziative per la valorizzazione della proprietà industriale sono in atto da qualche anno, come il progetto “Tutela e valorizzazione della Proprietà Industriale a supporto dell’innovazione e della competitività delle Mpmi bergamasche”, promosso e finanziato dalla Camera di Commercio di Bergamo, da Bergamo Sviluppo e supportato, tra gli altri, del Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi di Bergamo.

Tra gli altri progetti degni di nota si può citare il bando destinato all’erogazione di “Contributi a favore di imprese per innovazioni tecnologiche brevettate”, sponsorizzato anch’esso dalla Camera di Commercio di Bergamo, che mette a disposizione premi in denaro per un totale di 45 mila euro destinati alle «imprese della provincia che abbiano realizzato interventi tecnologicamente innovativi e abbiano utilizzato il brevetto quale strumento di valorizzazione e di protezione della proprietà intellettuale». Il bando è aperto fino al 31 agosto.

Ma la migliore opera di sensibilizzazione nei confronti di questo argomento la compie, senza dubbio, il racconto di chi “ce l’ha fatta”, e utilizzando la leva della tutela dei propri brevetti ha migliorato la propria competitività. Si tratta del nucleo dei seminari promossi da Bergamo Sviluppo, nell’ambito delle iniziative organizzate ogni anno su questo tema.

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