Il documentario presentato fa discutere

Christo ingrato a Montisola I sindaci respingono le critiche

Christo ingrato a Montisola I sindaci respingono le critiche
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Chi ha avuto la fortuna di essere stato sulle sue passerelle galleggianti sul lago d’Iseo certamente si ricorda Christo, che con l’aria da profeta controllava la situazione dalla barca. Ogni volta che s’avvicinava, dalle persone che lo riconoscevano scattava un applauso. Era un applauso di gratitudine per quell’opera imprevista e immensa che l’artista aveva regalato alle migliaia di visitatori conquistati ed entusiasti. Sono passati tre anni, ma Christo non sembra affatto grato per quella risposta ricevuta, che aveva superato tutte le attese, comprese le sue. Nei giorni scorsi ha presentato infatti il documentario dedicato a The Floating Piers (“Christo - Walking on Water”, diretto da Andrey Paoinov) e a sorpresa ha inserito passaggi molto critici contro i sindaci, l’amministrazione pubblica e la burocrazia italiana. Una scelta strana, che non era stata anticipata da nessun accenno di polemica nei tre anni trascorsi dopo l’esperienza dei 16 giorni, nel luglio 2016. Anche per questo le accuse di Christo risultano un po’ gratuite e fuori luogo, perché contrastano con quella dimensione di armonia che si era respirata nei giorni dell’installazione.

 

 

Dal punto di vista organizzativo, la macchina dell’accoglienza era funzionata più che egregiamente, tenendo conto che il lago d’Iseo non è il lago Michigan, è piccolo, incassato tra le montagne, e ha  vie di accesso giustamente non troppo invasive. Accogliere punte di oltre 100mila persone al giorno in un contesto così “chiuso”, organizzando parcheggi remoti e navette e garantendo un afflusso in piena sicurezza non era un problema semplice. Eppure tutti hanno dato atto che la situazione pur così straordinaria era stata gestita senza che si determinassero situazioni critiche. Avere accolto quasi 1,5 milioni di persone su passerelle galleggianti in mezzo al lago senza aver avuto incidenti è stato indubbiamente un successo. Ma la controprova della buona gestione di quei giorni è nella memoria di chi li ha vissuti: perché tra i ricordi l’emozione dell’esperienza fatta cancella qualsiasi recriminazione rispetto alla fatica fatta per arrivare.

 

 

Christo oltretutto era consapevole delle grandi complessità logistiche che un progetto come il suo avrebbe comportato, visto che la stessa proposta di passerelle galleggianti fatta alle autorità argentine qualche anno prima aveva ricevuto un diniego. Invece il pragmatismo lombardo gli aveva permesso di realizzare quell’impresa, incontrando anche competenze in grado di risolvere tanti problemi tecnici. Come lui stesso ha confessato in un’intervista rilasciata per il lancio del documentario, «il lavoro non viene realizzato da me, ma da un team incredibile di professionisti, tra ingegneri, sub, piloti, operai, e noi dobbiamo coordinare i lavori facendo in modo che tutto fili liscio». E poi ha anche ammesso: «Nel corso del tempo abbiamo realizzato progetti in spazi aperti o deserti, come la campagna, ma Floating Piers decisamente non era posto in uno spazio facile, partiva da piccoli paesi come Montisola». E allora perché Christo ha gettato quella manciata di fango a scoppio ritardato? Perché ha voluto rovinare il ricordo di quelle giornate davvero magiche, per tutti ma anche per lui?

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