Al minimo errore, ecco la cazziata

Pensieri segreti di una commessa La nuova e la prova della cassa

Pensieri segreti di una commessa La nuova e la prova della cassa
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Avevamo lasciato la nostra giovane neoassunta in compagnia delle sue tutor, mentre stava cercando di imparare a sistemare il negozio seguendo le regole dettate dal cappellaio matto. Tra gli scaffali inizia timidamente a interagire con qualche cliente che le chiede indicazioni. Sudando a ogni sillaba riesce comunque a indicarne il cesto dei calzini, le infradito, le borse mare, gli articoli per cavallo che non sono venduti in nessuna parte di questo centro commerciale e anche i bagni fuori nella galleria. Per ora nessun cliente le sta dando problemi; ciò è male. La congrega delle colleghe anziane deve intervenire. È giunta l’ora di metterla in cassa. Tutte le commesse devono saper fare cassa. Primo, perché non può sempre correre una soltanto quando il cliente frettoloso tamburella sul bancone. Secondo, capiterà ben presto anche alla novellina di trovarsi a coprire delle mezz’ore da sola, contro ogni aspettativa. Terzo, è necessario farla sudare per l’ansia.

 

 

Quindi la tutor anziana la schiaffa davanti al monitor ostile e le spiega con estrema serietà le operazioni base. Il momento è solenne. Non si può titubare, non si può sbagliare cifra (pena dover chiamare il responsabile che con il suo superpotere deve digitare codici magici per stornare gli scontrini), non si può tornare indietro dopo aver dato l’ok sul totale, non si può scontare la merce a mano. Una serie infinita di "non", che fa sembrare l’atto del bippare un codice a barre un’operazione a cuore aperto. Viene consegnato lo scanner nelle mani tremanti della neoassunta ed ecco il primo cliente. Alle sue spalle c’è la collega anziana, impettita come la signorina Rottermeir che dovrebbe essere lì per aiutarla e che invece le mette giusto un pelo di ansia. Basta un gesto titubante, un’incertezza nel tasto da pigiare sullo schermo e: «Noooooo, stai attenta!», il dito scatta in avanti come un cobra, esegue operazioni alla velocità della luce e la povera neofita vede sputare lo scontrino senza nemmeno capire cosa sia successo. Segue mezz’ora di stress intenso e di coda chilometrica alla cassa poiché ora la ragazza prima di pigiare altri tasti a caso, li legge tutti ogni volta. Le altre colleghe osservano sadicamente nascoste tra gli scaffali; ammetto che ogni tanto provo tenerezza per le giovani commesse che dopo aver affrontato la prima settimana di saldi non si ripresentano. Tuttavia, è la legge di Darwin che si applica anche al cosiddetto mondo civile: i deboli soccombono.

La vera prova, però, è il cliente che viene a chiedere un reso merce. La procedura del reso merce la puoi imparare rapidamente solo se hai un QI superiore alla norma, nervi d’acciaio e sei multitasking. Il cliente di solito arriva con lo scontrino così stropicciato che non si ha la certezza che sia effettivamente del negozio in cui lavori. Ignorando questo dettaglio, il cliente è mediamente scocciato per dover effettuare quel cambio oppure sta cercando di fregarvi. In ogni caso, la regola del commercio è «cambia tutto sempre e comunque, anche se ti restituiscono la suocera», perciò basta solo effettuare la procedura giusta. Ci sono solamente diciassette comodi passaggi burocratici da effettuare, sei firme da far fare su altrettanti scontrini e un cliente da tranquillizzare. Ci sono ragazze così in ansia da sudare persino sotto il naso, altre hanno gli occhi lucidi e vogliono la mamma, alcune fanno andare in tilt la cassa nel tentativo di tornare alla schermata precedente anche quando non si può. Altre iniziano a battibeccare con il cliente che, ovviamente, dopo circa trenta secondi inizia a sbuffare come un cavallo.

 

 

Se la neoassunta supera questa prova, allora tutte le colleghe iniziano a provare un po’ di rispetto e forse possono anche smettere di renderle la vita difficile. Potrebbero inspiegabilmente diventare gentili e umane, e farvi qualche piccola confidenza sui tipi di clienti che entrano, per mettervi in guardia. Potrebbe sembrare che tutte le commesse siano molto frustrate e abbiano bisogno di rivalersi su delle ingenue ragazze per provare un po’ di gioia. In realtà stanno solo cercando di aiutarle a fuggire; quando capiscono invece che la stagionale resterà anche oltre l’estate, diventano gentili per solidarietà di muto aiuto.

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