Il liceo scientifico Mascheroni e il suo "pentagramma della Fisica"
Per il suo decimo anno di partecipazione a Bergamo Scienza, il liceo Scientifico Lorenzo Mascheroni ha scelto di accostare la sua proposta alla celebrazione di un’importante ricorrenza: il duecentocinquantesimo anniversario di morte del musicista bergamasco Pietro Antonio Locatelli. Il corposo progetto elaborato dalla scuola per l’occasione e intitolato Il pentagramma della Fisica è il risultato di un viaggio temporale nel mondo della musica, che approfondisce tanto gli aspetti storici quanto quelli prettamente scientifici.
Come è nata l’idea. «Lo spunto è stato del tutto casuale» afferma Annalisa Barzanò, docente del Liceo e musicologa. «Siccome quest’anno si celebra il duecentocinquantesimo anniversario della morte di Antonio Locatelli, a me e ad alcuni responsabili della Fondazione Boccherini di Lucca spettava il compito di organizzare un convegno per l’evento. Abbiamo pensato che coinvolgere i giovani e le scuole sarebbe stato molto più interessante che organizzare un convegno internazionale improntato sulla storia di Pietro Antonio Locatelli. Il periodo sarebbe coinciso con Bergamo Scienza: unire le due cose mi è sembrata la scelta migliore». Così, nel novembre dello scorso anno, circa venti docenti del Liceo hanno iniziato ad elaborare l’idea, e a febbraio è iniziato il coinvolgimento dei ragazzi. Le guide sono state formate nel mese di settembre, con l’aiuto degli studenti tutor.
Tra scienza e musica, un laboratorio a due facce. Sono duecentotrenta in totale le guide che a turno conducono i visitatori passo dopo passo, alla scoperta dei segreti del mondo della musica. La partenza è tutta “fisica”: dopo una piccola introduzione sul concetto di generazione e propagazione di onda, si invitano gli ospiti a sperimentare nella pratica; possono quindi visualizzare gli effetti fisici della loro voce attraverso l’oscilloscopio, oppure osservare l’andamento armonico delle onde che caratterizzano il suono (e la differenza con quelle prodotte dal rumore). Si prosegue poi con la sezione di carattere anatomico, che spiega come le vibrazioni mettano in moto il nostro tessuto osseo per trasmettere il suono, a prescindere dall’ausilio timpanico.
Il progetto ha visto il coinvolgimento di strumenti costruiti dagli studenti stessi, come nel caso della scheda elettronica che, collegata al pc, mostra come la luce possa, attraverso un fotodiodo, influenzare l’intensità di emissione di un suono. Annamaria Gritti, docente di matematica e curatrice del progetto, commenta: «Abbiamo pensato che sarebbe stato più soddisfacente far costruire agli studenti alcuni strumenti da impiegare negli esperimenti. I ragazzi hanno prodotto parte del materiale durante un laboratorio pomeridiano, che si è rivelato fondamentale per ultimare gli esperimenti proposti”.
Gli studenti sono cimentati anche nella creazione di strumenti musicali veri e propri, come nel caso del monocordo (ci sono volute 10 ore!), mostrato agli ospiti nella seconda parte del laboratorio, quella dedicata all’aspetto artistico del suono. In questa ultima sezione della visita è la musica in senso stretto ad essere protagonista: vengono infatti spiegati il concetto di armonica fondamentale, di ottava e di armonia pitagorica. Si permette agli ospiti di toccare le varie componenti del violino, valutare le differenze di risonanza tra chitarra classica ed elettrica e, chi se la sente, è anche invitato a suonare. Alla fine del percorso, gli studenti si cimentano in un’esibizione musicale.
La parola ai ragazzi. «Fare la guida non mi agita più di tanto; in fondo si tratta solo di spiegare un esperimento che hai studiato alla perfezione, e quando ti fanno domande, se le sai ovviamente è meglio, altrimenti non fa niente. Potrebbe capitare con una classe di quinta superiore, in cui ovviamente hanno una conoscenza più specifica di quella che può essere nelle classi più piccole», racconta Carlotta, studentessa di quarta superiore, la cui preparazione è stata integrata da un lavoro e una ricerca individuale. «Oggi, per esempio, un ragazzo mi ha chiesto una cosa che non sapevo: quindi abbiamo provato a sperimentare direttamente, e la risposta l’abbiamo trovata insieme».
Chi è Pietro Antonio Locatelli, a cui è dedicato il laboratorio. La leggenda vuole che il musicista bergamasco Pietro Antonio Locatelli (1695-1764), nella sua carriera artistica, non abbia mai sbagliato una nota. Eccetto una, per colpa del mignolo che accidentalmente gli sfuggì via. Che sia vero o meno, quel che resta certo è che, posto tra gli esponenti più importanti della scena musicale del Settecento, la sua figura artistica rappresenta un motivo di vanto per la nostra città. Continuamente in viaggio per i lavori commissionatigli in diverse città d’Europa, durante la sua esistenza Locatelli si dedicò prettamente alla scrittura di composizioni per violino. Concluse una vita all’insegna del successo ad Amsterdam, il 30 marzo. Di duecentocinquanta anni fa esatti.