Le prediche che avrei voluto sentire Beati i miti (una volta nella vita)

Vedendo la quantità di gente che lo seguiva Gesù aveva pensato di salire sulla montagna da dove si gode la vista del lago di Tiberiade (e dove una costruzione è stata eretta in ricordo dell’avvenimento). I discepoli lo raggiungono e cominciano a fargli delle domande. Se a Gesù quell’interrogatorio recò qualche disturbo, per noi si è trasformato in un bene immenso e imprevisto. Le risposte costituiscono infatti l’elenco che va sotto il nome di Beatitudini. Il manuale di riferimento per tutti i Santi e, ovviamente, i Beati.
C’è forse un equivoco che ha accompagnato nei secoli la storia delle Beatitudini. Consiste nel ritenere che si tratti di indicazioni, quasi di imperativi tipo: siate miti, cercate di essere operatori di pace, impegnatevi a essere puri di cuore e via di seguito.
Penso che non vadano lette così. Il racconto dice che Gesù era andato su per la montagna (forse per scrollarsi di dosso le folle che lo seguivano). Ma i discepoli lo raggiungono e lui - pare - inizia a parlare di botto, come improvvisamente ispirato o uscito da una trance.
Un comportamento inconsueto. Conoscendolo, mi pare più probabile che quelli che gli hanno mandato a pallino anche quel momento di solitudine abbiano iniziato a fargli delle domande: come si fa a essere felici, qual è l’uomo che può dirsi veramente realizzato, cosa si pensa in paradiso dei nostri comportamenti e delle nostre attitudini.
E lui ha risposto offrendo un ventaglio di possibilità fondamentalmente equivalenti: vanno bene quelli che hanno scelto la povertà (nel senso di “dipendenza dalla volontà del Padre mio”); vanno bene quelli che cercano sempre la giustizia, va bene chi ha scelto di mantenersi mite; ovviamente vanno bene quelli sempre pronti a esercitare la misericordia.
Che non si tratti di indicazioni di traguardi da raggiungere si capisce da almeno due indizi: uno è il passo in cui dice che vanno bene gli afflitti, perché è chiaro che uno non può impegnarsi a vivere da afflitto. L’altro è la conclusione del discorso, in cui viene anticipato che andrà bene ai presenti quando saranno insultati e perseguitati per il fatto di averlo seguito. Ovvio che non si può scegliere come strada alla santità quella di essere insultati o perseguitati. La cosa accade da sola. La questione è come si reagisce: con mitezza, ricercando la giustizia e via di seguito.
E perché va bene tanto l’una che l’altra delle modalità di vita prospettate? Perché in cielo si pensa quel che vien detto nella seconda parte di ogni risposta: va bene ai puri di cuore perché vedranno Dio; agli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio; a chi sarà insultato perché avrà una grande ricompensa nei cieli. Più precisamente: sarà equiparato ai profeti. Niente meno.
Non resta che rallegrarsi della scelta di questa lettura per la festa di tutti i santi. Perché Gesù sembra pensare che siano tutti santi quelli che il Padre gli ha affidato. Almeno una volta nella vita ci saremo trovati nella condizione di aver cercato la giustizia, di aver risposto con mitezza all’amministratore del condominio, di aver pensato “sia fatta la volontà di Dio”. È sufficiente, vien detto in altra occasione.