Il musical del Pinocchio innamorato tra Bennato, punk, rap, elettronica

Con il musical di “Peter Pan” hanno dato vita a un successo senza precedenti: quello che all’estero di solito è un christmas show o poco più si è fregiato di una tournée lunga 12 anni che ha fatto della Show Bees una realtà da tenere in massima considerazione. Adesso la società di produzione ci riprova, sempre con un racconto fantastico, ma ben più ostico: “Pinocchio Reloaded – Musical di un burattino senza fili”. Il fil-rouge, anche in questo caso è dato da un concept album di Edoardo Bennato. Lo spettacolo, rivisitazione surreale e pinteriana del racconto di Collodi, esperimento d’avanguardia artistica che porta la firma registica di Maurizio Colombi, ha debuttato il 9 novembre a Concorezzo e sabato 16 novembre, ore 21, è al Creberg Teatro di Bergamo. Dopodiché se ne andrà in piazze più vaste, tra cui Milano, agli Arcimboldi. E così via.
«Progetto ambizioso». Alla Show Bees, chiaro, sperano di bissare quanto fatto con Capitan Uncino e compagnia. «È un progetto ambizioso, e come tutte le cose fatte bene rischia di essere un bagno di lacrime - scherza Gianmario Longoni, ex patron dello Smeraldo -. Noi facciamo pop, teatro divertente, e le nostre sperimentazioni si fondano comunque sulla piacevolezza». Il racconto di Collodi, però, ha sempre fatto fatica a sfondare fuori dalle sue pagine: tutti i tentativi sul grande schermo si sono rivelati un mezzo disastro, per dire. «Il motivo? È una storia ostica. Brutta, in estrema sintesi – continua Longoni -, perché una storia di reazione, didascalica. Un romanzo d’appendice. Ci siamo seduti a un tavolo e abbiamo pensato come trasformarla in show, questa storia, a partire dalle canzoni meravigliose di Bennato: è forse l’album più venduto della storia italiana, forse, “Burattino senza fili”, ed è anche il più rivoluzionario. È il “The Wall” italiano, uscito tra l’altro prima del disco dei Pink Floyd. Bennato ha parlato dei caratteri sociali di Pinocchio come simboli sociali. Ha fatto politica. Ma non ne venivamo a capo, anche perché nel frattempo la nostra rilettura originale benché molto disneyana di “Peter Pan” andava alla grande”».




Poi, una mattina, la chiave. A partire dal nocciolo della storia, che è sostanzialmente un romanzo di formazione in cui «un burattino di legno fa tutto un viaggio e poi torna a essere un burattino, di carne però – sottolinea Longoni -. Perché non gli succede niente? Perché non ha conosciuto l’amore. Solo l’amore può far maturare davvero. Soprattutto quando lo perdi. Ma se noi immaginiamo che Lucignolo sia una femmina, come abbiamo fatto, la prospettiva del racconto cambia totalmente. Si spiegano un sacco di cose. Pinocchio è un bamboccione: senza Lucignolo, che nella versione originale viene nientemeno che scuoiato vivo, è perduto, cade in mare». Si va insomma alla ricerca dei temi veri di Pinocchio, traducendoli. Perché l’opera di Collodi è complessa e sfaccettata, come dimostrano le innumerevoli opere saggistiche che negli anni ne hanno tentato di dipanare la matassa. Lo splendido “Pinocchio, un libro parallelo” di Giorgio Manganelli, per citare una delle riflessioni più affascinanti. Le immagini sono forti, immortali, notissime, e criptiche come e più del mito greco.
Bennato a 360 gradi. Le canzoni di “Burattino senza fili” non sono le uniche dello spettacolo. Ce ne sono altre di Bennato, cambiate anche con l’ausilio di rap e trap, oltre che con l’elettronica, il che rende tutto potente e comprensibile. Una produzione ecumenica, quasi, «capace di divertire sia il bambino di tre anni che il compianto Umberto Eco, giusto per far capire la logica – aggiunge Longoni -. La storia non ne esce violentata: è un atto d’amore, il nostro. Ballando e cantando, con trenta artisti sul palco, con tante risate per il pubblico, pensiamo di restare comunque portatori di valore etico. Faccio anche un facile spoiler: è un musical, quindi c’è l’happy end. Altra anticipazione: c’è una disputa rap tra Collodi e Pinocchio, a un certo punto». Ma nessuna spiegazione potrebbe bastare: è da vedere, questo musical, altrimenti non se ne viene capo.
Artisti coinvolti. Lo spettacolo si avvale della direzione musicale di Davide Magnabosco, delle coreografie di Betty Style, Filippo Grande e Lynn Jamieson, delle scenografie di Alessandro Chiti, dei costumi di Flavia Cavalcanti. Il cast vede Jordan Carletti nel ruolo di Pinocchio, Silvia Scartozzoni in quelli di Lucignolo, Gianfranco Phino è Mangiafuoco, Giancarlo Capito Geppetto, Giada D’Auria il Gatto, Jessica Francesca Lorusso La Volpe, Giosuè Tortorelli il Grillo Parlante. L’ensemble vede Elena Barani, Jesus Bucarano Dousat, Giorgia Cino, Valeria Citi, Martina Cremaschi, Chiara Di Loreto, Francesco Lappano, Giacomo Marcheschi, Luca Spadaro.