Volti e storie di chi tiene vivo il centro paese di Osio Sopra
Questo è un angolo delizioso, un punto dove si respira ancora il senso del paese. Siamo tra via Marconi e piazza Garibaldi, verso la chiesa, con lo splendido campanile di mattoni. Osio Sopra come tutti gli altri paesi bergamaschi soffre la malattia di villettopoli (ville, villette, villette a schiera, bifamiliari e via dicendo spuntate come i funghi dai primi anni Ottanta in avanti), il crollo delle nascite, la concorrenza dei centri commerciali. Ma il centro del paese continua a lottare per sopravvivere. In questa trincea troviamo soprattutto un pugno di commercianti.
Davide Dalmaggioni
Davide Dalmaggioni
Walter Testa
Walter Testa
Marisa Atzeni
Marisa Atzeni
Ettore Gipponi
Ettore Gipponi
Sul fronte di Osio Sopra, in lotta per non fare estinguere l’ultimo rivolo di vivacità del centro c’è Walter Testa, fornaio. Che dice: «Noi siamo qui da ottant’anni, prima c’erano mio padre e mio nonno. Com’è la situazione? Fin che riusciamo, resistiamo. Ma basta un dato: vent’anni fa a Osio Sopra c’erano sei o sette rivendite di pane, oggi siamo rimasti in due». I Testa ancora ogni mattina sfornano il pane, ma non soltanto: producono dolci, pizza, persino un panettone artigianale di qualità elevata. Non si sono adagiati alla michetta. Come gli altri commercianti del centro del paese. Festeggia vent’anni a Osio Sopra l’altro fornaio del centro, Ettore Gipponi, con il suo Antico Forno. Spiega: «Io faccio il pane da prima, da trentadue anni: è stata una metamorfosi continua. Oggi la gente mangia a casa, se va bene, solo una volta al giorno, il consumo di pane è sceso. Oggi si lavora più con pizzette e brioches. Ma per il pane la ricerca della qualità è continua. Noi aderiamo all’inizitiva dell’Aspan, di cui sono consigliere, usiamo la farina “Qui Vicino”, tutta bergamasca, attraverso un accordo diretto tra panificatori e agricoltori: quest’anno in totale si tratta di quattromila quintali di farina».
Giovanna Dalmaggioni
Giovanna Dalmaggioni
Massimo Mascheretti ed Elisa Gargantini
Massimo Mascheretti ed Elisa Gargantini
Diego Cavalli e Giusi Elitropi
Diego Cavalli e Giusi Elitropi
Erica ed Elena
Erica ed Elena
Elisa Gargantini ha aperto il negozio di fiori nel 1981, negozio che oggi è condotto dal figlio, Massimo Mascheretti. Dice Massimo: «Noi siamo qua da trentotto anni e le cose sono cambiate, eccome. Noi ce la caviamo perché il fiore è un articolo particolare, deperibile, e perché ci sono servizi come matrimoni, funerali, funzioni particolari. Ma la verità è che anche da noi il centro si è svuotato. Tutti si riempiono la bocca affermando l’importanza dei negozi di vicinato, ma in concreto che cosa si fa? I negozi vivacizzano, i negozi danno sicurezza, i negozi aiutano a sentirsi comunità, a essere meno soli. E poi? Guardi, qui in centro c’era tutto: dalla ferramenta al colorificio, dal fruttivendolo al macellaio, calzolaio… c’erano quattordici, quindici negozi. Ora siamo rimasti in quattro. Anche la gente è ben strana. Non vengono in centro perché dicono che non c’è parcheggio: ne abbiamo uno molto ampio a duecento metri. Non vogliono camminare per duecento metri e poi vanno a correre o si iscrivono in palestra. Mah».
Massimo racconta che i commercianti di Osio si aggiornano, cercano di cambiare. Lui stesso può vantare un diploma di fiorista europeo per avere frequentato con esito...