L'Italia è sempre più bio Ma che cosa vuol dire?
L’Italia è sempre più bio. Questo è quanto emerge dai dati forniti dal Ministero delle Politiche agricole, secondo cui i consumatori nel mercato del biologico sono cresciuti del 17,3% nei primi cinque mesi del 2014 rispetto allo stesso periodo del 2013. I prodotti bio più venduti sono le uova (con un’incidenza del 9,5% sulla spesa totale), seguite dai sostituti del pane (8%) e dal latte (7,3%). In crescita sono anche gli operatori del settore - più di 52 mila - e la superficie coltivata secondo il metodo biologico che, al 31 dicembre 2013, risultava pari a 1,3 milioni di ettari (circa il 10% del totale della superficie coltivata nazionale), con un aumento complessivo annuale del 12,8%. Ma di cosa si tratta, come nasce e cosa garantisce concretamente il bio?
La definizione di bio. L’agricoltura biologica è quel sistema di produzione che si contrappone all’agricoltura “convenzionale” e che, secondo la Federazione Internazionale dei Movimenti per un’Agricoltura Biologica (IFOAM) «sostiene la salute del suolo, dell’ecosistema e delle persone e si basa su processi ecologici, biodiversità e cicli adatti alle condizioni locali, piuttosto che sull’uso di input con effetti avversi».
I tre che “inventarono” il biologico. Il primo e principale ideatore di un’agricoltura alternativa fu il filosofo e pedagogo austriaco Rudolf Steiner il quale, nei primi anni del ‘900, gettò le basi dell’antroposofia, teoria che vede l’essere umano come particella di un equilibrio cosmico nel quale si può vivere in armonia solo se si ha la consapevolezza di tale verità. Steiner applicò la propria teoria anche all’agricoltura, elaborando un modello di azienda agricola intesa come organismo vivente autosufficiente (le sue tesi sono alla base anche dell’agricoltura biodinamica).
In seguito, fondamentali furono gli studi di dell’inglese Sir Albert Howard, il quale, notando la relazione tra la caduta di alcune civiltà – in particolare quella dei Romani - e l’evoluzione delle loro pratiche agricole verso metodi di coltivazione non sostenibile, mise a punto delle tecniche di fertilizzazione naturale dei terreni. Ispirandosi ai suoi studi, Lady Eve Balfour promosse la nascita della Soil Association, la cui funzione principale fu quella di fungere da punto d’incontro per il movimento biologico, creando anche un sistema di certificazione.
Infine, negli stessi anni, in Svizzera, il biologo Hans Mueller definì i criteri dell’agricoltura organico-biologica. Sono molteplici, dunque, i movimenti di pensiero che hanno contribuito alla nascita del bio nella propria accezione attuale, la quale si è fatta man mano strada fino a conseguire un riconoscimento ufficialmente condiviso.
La regolamentazione europea. Grazie ai numerosi studi, alla crescita dei movimenti a sostegno dell’agricoltura biologica, ai potenziali benefici della stessa e all’interesse mostrato dai consumatori, è sorta l’esigenza di una legislazione unitaria, che dettasse le regole da rispettare per poter utilizzare il marchio biologico.
La risposta è arrivata dall’Unione Europea, che nel 1991 ha adottato il Regolamento n. 2092/91, con cui l’agricoltura biologica ha ricevuto il primo riconoscimento ufficiale da parte dei quindici Stati allora membri dell’Unione Europea. Il Regolamento ha dettato le prime norme specifiche sui metodi da utilizzare e sull’etichettatura dei prodotti agricoli ed alimentari. La disciplina è stata, poi, oggetto di integrazione, dapprima con il Regolamento n. 1804/99 che ha disciplinato anche le produzioni biologiche animali e, da ultimo, nel 2007 con il Regolamento 834/07 che ha introdotto il nuovo logo europeo, la euro –foglia (il logo rappresenta una foglia stilizzata disegnata con le stelline dell’unione europea) e nuovi criteri di riferimento. L’enorme importanza della legislazione europea in tema di biologico è dovuta al fatto che essa crea degli standard minimi comuni per tutti gli Stati membri dell’Ue, aumentando così le garanzie per i consumatori e la loro fiducia nei prodotti biologici.
Quando un prodotto può dirsi bio. Ad oggi, pertanto, i consumatori che comprano un prodotto con il logo europeo bio possono essere sicuri che:
- Almeno il 95% degli ingredienti è stato prodotto con metodo biologico, il che fondamentalmente significa che: non sono state utilizzate sostanze chimiche di sintesi (concimi, diserbanti, insetticidi, pesticidi, etc.), la fertilità del suolo è stata mantenuta attraverso la rotazione dei raccolti o l'uso di concime animale ed altro materiale organico consentito.
- È totalmente libero da OGM.
- Non è stato sottoposto a radiazioni ionizzanti (metodo utilizzato nell’agricoltura convenzionale per la conservazione degli alimenti).
- Non contiene additivi (tranne quelli autorizzati dal Regolamento europeo).
- Sono state adottate procedure particolari per impedirne la contaminazione durante il confezionamento, il trasporto e la vendita.
- Ogni fase della produzione (coltivazione, trasformazione, confezionamento e le altre) è stata sottoposta a specifico controllo.