Vera emergenza

E se franasse la Valle dei Lacci in Alta Val Brembana? Quando il dissesto avanza in silenzio

Un piccolo comune di duecento abitanti, Moio de' Calvi, chiamato ad affrontare un intervento da 100.000 euro in una valle remota: una frana potrebbe isolare l'intera Val Fondra, da Branzi a Foppolo

E se franasse la Valle dei Lacci in Alta Val Brembana? Quando il dissesto avanza in silenzio
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Dove sia esattamente situata la Valle dei Lacci non lo sanno nemmeno i (pochi) residenti dell’Alta Val Brembana, quelli che possono vantare con orgoglio l’appellativo di “Gogis”, destinato a chi risiede «oltre il Bus de la Gogia» (letteralmente, “la cruna dell’ago”) posto fra Camerata Cornello e Lenna a dividere la Bassa e l’Alta Valle. I toponimi dei luoghi montani e di quelli boschivi ricorrono spesso nei racconti di cacciatori e fungaioli, ma quello della Valle dei Lacci (la Al di Làs) non è certo fra i più gettonati. Si tratta di una località sulla destra orografica del Brembo, fra Moio de’ Calvi e Isola di Fondra. Insomma, un luogo giù di mano, e se non è meta frequentata da fungaioli e cacciatori, perché mai dovrebbe essere al centro della cronaca e, soprattutto, di un piano di recupero per dissesto idrogeologico?

Accade che nell’autunno 2018 incredibili raffiche di vento sferzano l’intero arco alpino, abbattendo abeti, larici e altre piante un poco ovunque. L’episodio più celebre è senza dubbio quello relativo alla “Foresta dei Violini” nella trentina Val di Fiemme, dove Antonio Stradivari trovava il legno per i suoi inarrivabili strumenti. In quei giorni i danni sono enormi anche in Bergamasca (i segni sono ancora evidenti per esempio a Branzi, Valleve e Roncobello) e pure la Valle dei Lacci subisce danni importanti. E le piante sradicate sono l’anticamera di frane e smottamenti. L’Amministrazione comunale di Moio avvia le pratiche per ottenere (con successo) un contributo di Regione Lombardia pari a circa 100.000 euro.

Il lago Bernigolo a Moio de' Calvi. I punti rossi segnalano la provinciale verso Foppolo (in alto) e la strada lungo il lago (sotto), unica alternativa per bypassare Cornelì e Valle dei Lacci.

Ma perché mai spendere quella somma per una località tanto remota, dove qualche abete sradicato non dà poi così fastidio? La risposta è perché la Valle dei Lacci domina dall’alto un’arteria vitale dell’Alta Valle, la provinciale, che è l’unica via di accesso a Fondra, Branzi, Carona, Valleve e Foppolo. E rispetto a tutti i progetti di rilancio turistico, ai nuovi orizzonti del turismo bianco e alla “rinascita” di seggiovie, piste e funivie, gli abeti della Valle dei Lacci potrebbero mettersi seriamente di traverso. Se state storcendo il naso ipotizzando un poco di esagerazione, oppure facendo i debiti scongiuri, vi basti il ricordo di quando avvenne (sulla medesima strada) nel gennaio 2011, poche centinaia di metri prima, nella località chiamata Cornelì. Una domenica mattina una grossa frana si staccò dalla montagna e rese impraticabile la provinciale (potete vedere l'immagine nella foto di apertura dell'articolo).

Interventi d’urgenza e reti paramassi come se piovesse, ma per qualche ora l’unica possibilità di passaggio (solo per le auto) fu il percorso alternativo attraverso Lenna e il lago Bernigolo in Comune di Moio de’ Calvi, con (stretta) risalita verso Roncobello a monte della Centrale Bordogna. Un’alternativa provvidenziale (sulla quale, va detto, ci fu pure una frana alcuni anni or sono) che non poté essere utilizzata da un bus di sciatori irlandesi, che restarono a Moio e improvvisarono un “gemellaggio” con i Gogis presso il Ristorante Panoramico.

La frana del 2018 lungo la strada del lago Bernigolo

La morale è evidente: se non preserviamo il territorio, anche nei luoghi più dimenticati e reconditi, tutto finisce per franare sotto i nostri occhi, sulle strade che percorriamo con i suv e le fuoriserie. La Valle dei Lacci è il simbolo di un’urgenza che forse non viene percepita fino in fondo, di come a volte ci ostiniamo a vedere buche e code (con sacrosante lamentele), senza comprendere i pericoli e l’incuria che incombono sopra le nostre teste. Quando, salendo in Val Brembana in un qualsiasi sabato mattina, vi capiterà di fermarvi in coda sul viadotto di Sedrina (e vi capiterà di sicuro), invece di sbirciare lo schermo dello smartphone per l’ennesimo messaggio, provate a dare un’occhiata in alto, in cima ai muraglioni che dominano le carreggiate all’altezza delle Grotte delle Meraviglie. Scorgerete piante e ramaglie pericolosamente oltre le reti, che potrebbero piombare sulle auto di passaggio.

Sterpaglie lungo il viadotto di Sedrina

E, per dirla tutta, sapete che lo scorso dicembre il contributo regionale al Comune di Moio de’ Calvi per la Valle dei Lacci poteva addirittura saltare? Eh sì, perché all’ultimo si è organizzato un Consiglio comunale per garantire la necessaria variazione di bilancio, utile alla presa in carico di contributo e successivi lavori. Consiglieri arrivati di corsa nel tardo pomeriggio e, soprattutto, segretario comunale supplente (c’è una vera e propria emergenza sul tema) recuperato all’ultimo per verbalizzare la seduta. Perché a volte i veri lacci sono in cima a montagne di carta.

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