Abb propone un flash mob ai suoi dipendenti. E i vertici di Dalmine ammettono: un errore
Iniziativa annunciata con una mail ai dipendenti. Dalla sede bergamasca spiegano: «Non ne sapevamo nulla, iniziativa sbagliata per quello che sta vivendo Bergamo»
di Andrea Rossetti
«Non è un'iniziativa pensata da Abb Dalmine. Non ne sapevamo nulla. Per quello che sta vivendo Bergamo, è un grosso errore». Commentano così i vertici della multinazionale operante nella robotica, nell’energia e nell’automazione in oltre cento Paesi la grottesca iniziativa che l'azienda ha lanciato con una mail ai dipendenti per oggi, lunedì 23 marzo: un flash mob «alle ore 12:00 per dire tutti insieme un immenso "Vi siamo vicini!" - si legge nel testo della lettera - e abbracciare virtualmente tutti coloro che sono in prima linea in questa battaglia e anche tutte le persone che non possiamo stringere a noi».
Un'iniziativa che, come c'era da aspettarsi, ha lasciato basiti coloro che hanno letto la mail, soprattutto i tanti dipendenti che lavorano in produzione e che dunque, in questo momento, sono costretti a recarsi a lavoro poiché non possono svolgere la loro attività attraverso smart working. E che, a quanto pare, ha spiazzato anche i vertici della sede dalminese dell'azienda, già finita nei giorni scorsi al centro delle polemiche: i sindacati, infatti, avevano contestato apertamente il modo in cui Abb stava gestendo l'emergenza Coronavirus, in particolare in Bergamasca, dove un operaio era anche risultato positivo dopo essere stato male proprio sul posto di lavoro. In quel caso, i vertici avevano respinto le accuse spiegando la loro posizione. Ma, in questo caso, anche loro faticano a trovare delle giustificazioni.
A rendere nota la vicenda è stato un articolo di Repubblica, in cui si riportano anche le parole di un dipendente della sede dalminese di Abb: «Sul fronte della sicurezza, Abb si sta comportando bene - dichiara l'operaio nell'articolo in questione -, ma molti di noi, appena hanno letto le prime righe della mail, l'hanno cestinata». Sul piede di guerra, ovviamente, i sindacati. A cui, per una volta, i vertici della sede dalminese faticano a dare torto davanti a questa iniziativa. Anche perché, nonostante l'impegno attivo dell'azienda nella solidarietà nei confronti delle autorità sanitarie del territorio (con diverse donazioni, anche da parte dei singoli dipendenti), la produzione prosegue anche dopo il decreto del Governo emanato nel fine settimana e la cosa, comprensibilmente, crea molto malcontento in diversi dipendenti.