I sindaci di Kakanj (Bosnia) e Peja (Kosovo) scrivono a Gori: «La tristezza che vivete è anche la nostra»

Le immagini dei nostri cari caricati sui mezzi militari per essere cremati in altre regioni italiane hanno fatto il giro del mondo. La nostra provincia e, in particolare, la città di Bergamo e la Val Seriana si sono ritrovate ad essere loro malgrado l’epicentro dell’infezione da Coronavirus, raccogliendo svariate manifestazioni di solidarietà e affetto.
In questi giorni sono tantissime le città italiane e di tutto il mondo (gemellate e non) che hanno espresso vicinanza a Bergamo e al sindaco Giorgio Gori attraverso lettere, telefonate, o email. Tra queste, sono arrivati messaggi di stima da due comuni della penisola balcanica: Kakanj in Bosnia e Peja in Kosovo, località che Bergamo e i bergamaschi hanno aiutato tra il 1992 e il 2006 durante le emergenze per la guerra nella ex Jugoslavia accogliendo numerosi profughi.
Complessivamente, in quei territori, Bergamo ha effettuato interventi di aiuto per più di due milioni di euro e circa 700 bergamaschi si sono impegnati come volontari a Kakanj e Peja.
«La tristezza che vivete è anche la nostra tristezza – ha scritto il sindaco di Kakanj -. Sentiamo il vostro dolore e vogliamo che sappiate che siamo profondamente solidali con voi. Vi trasmettiamo un messaggio di coraggio, speranza e ottimismo».
«Io e i cittadini di Peja esprimiamo il nostro dolore riguardo la disgrazia che state vivendo nelle ultime settimane – scrive il primo cittadino kosovaro -. Vi preghiamo di accettare le più sincere condoglianze per tutte le vite perse a causa del virus. Siete sempre nei nostri pensieri! Siamo fiduciosi che voi avete la forza e le capacità di superare questa crisi. Ci solidarizziamo con voi e preghiamo Dio di superarla facilmente il prima possibile. Con abbraccio fraterno e con l’augurio di sentirsi e incontrarsi in giorni migliori».
Una prova che i rapporti costruiti dai Comitati “Bergamo per Kakanj” e “Bergamo per il Kosovo”, composti entrambi da enti pubblici, associazioni, sindacati e Ong della città si sono dimostrati particolarmente duraturi e saldi nel tempo.