Nuova tegola per la Lombardia: il Tar boccia l'accordo San Matteo-Diasorin per i test sierologici
Il Tribunale ha accolto il ricorso di una società concorrente e annullato l'accordo che aveva portato la Regione a vietare l'utilizzo di altri esami di sieropositività sul territorio lombardo fino a metà maggio. È stato però annunciato un nuovo ricorso
di Andrea Rossetti
Ci hanno messo un po', ma alla fine i giudici del Tar della Lombardia hanno emesso sentenza e hanno accolto il ricorso della società Technogenetics contro l’accordo tra la Fondazione del Policlinico San Matteo di Pavia e la DiaSorin sui test sierologici. Nella sentenza, emessa oggi (8 giugno) si legge che «il Tar accoglie il ricorso e per l’effetto annulla la determinazione n. 5/D.G./0277 del 23 marzo 2020 e l’accordo ad essa connesso e condannato la Fondazione I.R.C.C.S. Policlinico San Matteo e DiaSorin spa, in solido tra loro e in parti uguali, al pagamento delle spese di lite, liquidandole in euro 10.000,00 (diecimila), oltre accessori di legge». Inoltre il Tar «dispone la trasmissione degli atti alla Procura presso la Corte dei Conti di Milano». Insomma, l'accordo intercorso tra la Fondazione e la società farmaceutica sulla base della quale Regione Lombardia ha a lungo tenuto fuori dal mercato dei test sierologici sul territorio regionale molte altre società è stato ritenuto ingiusto perché ci doveva essere «una procedura svolta nel rispetto della trasparenza e del confronto competitivo tra gli operatori interessati, ossia dei principi interni ed eurounitari in materia di evidenza pubblica. Dovevano quindi essere rispettati i criteri di trasparenza, pubblicità e non discriminazione».
Secondo il Tribunale amministrativo regionale, dall'accordo la DiaSorin avrebbe ottenuto un «indebito vantaggio competitivo con conseguente alterazione della concorrenza nel mercato», che è proprio quello che sosteneva la Technogenetics. E il ricorso alla Procura della Corte dei Conti è giustificato, sempre secondo il Tar, dal fatto che «la Fondazione San Matteo ha impegnato risorse pubbliche, materiali ed immateriali, con modalità illegittime, sottraendole, in parte qua, alla loro destinazione indisponibile». La vicenda risale ad aprile e riguarda l’affidamento diretto della sperimentazione e dei test di massa nella regione alla DiaSorin, quelli che Regione Lombardia ha avviato il 23 aprile scorso e che tanto hanno fatto discutere. Si contestava la legittimità dell’accordo sul progetto sviluppato dalla società farmaceutica con il team di ricerca del Policlinico di Pavia, una struttura pubblica ospedaliera. Un test di nuova tecnologia per il quale il Policlinico doveva percepire finanziamenti e royalities dell’uno per cento annuale da qui ai prossimi dieci, con un minimo versamento di ventimila euro. In quei giorni, inoltre, il titolo in Borsa della DiaSorin si era impennato, fino al record di giovedì di 158,5 euro. Tant'è che anche la Consob è stata chiamata in causa.
Alla base della sentenza del Tar c'è il fatto che il Policlinico non ha semplicemente testato un prodotto finito per valutarne l'affidabilità (facendo dunque un servizio pubblico), ma ha partecipato alla creazione stessa del "prodotto", creando così un vantaggio evidente per la DiaSorin rispetto ai suoi concorrenti. Evidenza rafforzata dal fatto che Regione Lombardia ha poi, fino a maggio inoltrato, permesso soltanto l'utilizzo di test sierologici della DiaSorin sviluppati con l'Irccs Policlinico San Matteo, tagliando fuori dal mercato tutti gli altri test comunque certificati CE.
Ovviamente, Policlinico e società hanno annunciato ricorso contro la sentenza. «Quello che abbiamo siglato non è un contratto - ha spiegato ad Adnkronos Alessandro Venturi, presidente del Policlinico San Matteo di Pavia -, è una convenzione peraltro attiva per il San Matteo, che incassa soldi anche sulle royalties di future vendite, da dedicare alla ricerca scientifica. In un Paese normale sarebbero cose su cui ti farebbero un monumento. La sentenza dice che questo accordo doveva essere sottoposto a gara pubblica, configurandolo come concessione, non sapendo come ricondurla al codice dei contratti. Ma noi non concediamo proprio niente, non abbiamo ceduto know-how e nient'altro». DiaSorin, invece, ha fatto sapere che ha «già dato ai propri legali mandato di proporre immediatamente appello. Abbiamo accolto con sorpresa la pronuncia del Tar Lombardia che, evidentemente, non ha correttamente interpretato la natura dell'accordo intercorso con il San Matteo». Venturi ha poi aggiunto che «i test vanno avanti a prescindere», in quanto la decisione del Tar è «irrilevante» ai fini delle indagini sierologiche sulla popolazione.