Il racconto su quanto sia duro trovare dove andare in vacanza se si è della Val Seriana
Flavio Moro, scrittore e autore teatrale di Casnigo che ha vissuto il Covid, ci ha scritto un mini-racconto «semiserio che tratta il tema della diffidenza nei confronti degli abitanti della Valseriana, nata in Italia a seguito della pandemia»
Flavio Moro, oltre che un nostro lettore, è uno scrittore di Casnigo che vanta anche esperienze da attore e autore teatrale. I suoi racconti sono stati segnalati in decine di concorsi nazionali e nel 2016 ha ottenuto il primo premio nel concorso “Parole attorno al fuoco” indetto dall’Associazione Nazionale Alpini. In teatro si è dedicato al dialetto e alla storia locale, con opere legate alla realtà del ‘900 in Val Gandino e alla nascita dello storico Circolo Fratellanza di Casnigo. Nelle scorse settimane, Flavio Moro ha combattuto il Coronavirus a casa e in ospedale, raccontando la propria esperienza in una lettera che abbiamo pubblicato e che ha commosso molti. La sua vicenda è stata anche ripresa in un approfondito reportage che il primo canale delle televisione pubblica tedesca, ARD 1, ha dedicato a fine aprile alla nostra terra.
Ora, fortunatamente guarito, Flavio Moro ci ha scritto nuovamente. Non una lettera, bensì una sorta di mini-racconto nel quale spiega le difficoltà che un abitante della Val Seriana (quale lui) sta riscontrando nel trovare un posto dove passare l'estate. Si tratta di «un breve racconto semiserio che tratta il tema della diffidenza nei confronti degli abitanti della Valseriana, nata in Italia a seguito della pandemia - spiega Moro -. Non so se possa contribuire, in piccola parte, ad alleggerire i toni del clima di timore tra le regioni italiane che aleggia alle soglie dell'estate». Fortunatamente ci sono anche storie di albergatori e imprenditori del settore del turismo del Sud che si stanno dimostrando molto solidali con la nostra terra, ma è indubbio che ciò che racconta Moro rappresenti un'altra fetta di verità.
Giugno 2020, prima telefonata a un primo B&B.
«Buongiorno, vorrei prenotare per una settimana ad agosto»
«Buongiorno a lei, signore, per quante persone?”»
La voce è quella di una donna matura. L’immaginazione può spingere lo sguardo fino a centinaia di chilometri di distanza, così la vedo seduta alla scrivania nel piccolo ufficio con il seno generoso che ne occupa parte del pianale, le labbra un po’ gonfie e lo sguardo svaporato alla Sandra Milo. Mi sono un po’ perso nelle mie fantasie, intanto è trascorsa una manciata di secondi e lei pensa che sia caduta la linea.
«Pronto? Mi sente signore?»
«Sì, sì signora, la sento. Diceva?»
«Le chiedevo per quante persone intende prenotare»
«Ah sì, per due»
«Bene, paga con bonifico o carta?»
«Bonifico»
«Adesso controllo la disponibilità delle camere. Porti pazienza, poi mi darà il suo nominativo»
Sento le dita pigiare sui tasti. Sta impiegando un po’ di tempo, penso che fra poco metterà la musichetta. Invece mi parla e sono certo che lo fa per addolcirmi l’attesa.
«Ancora un attimo, signore… intanto mi può dire da dove viene?»
«Da Bergamo»
«Ah… Bergamo città?»
«No, no signora, dalle valli. Zone di montagna»
«Ah… da quale valle?»
«Valle Seriana»
Silenzio.
«Sì… Sì, ne ho sentito parlare…»
Silenzio. Click di mouse in sottofondo. Borbottio di un colloquio.
«Signore, mi dispiace, nel mese di agosto abbiamo tutte le camere occupate»
Altro borbottio di colloquio, un po’ più concitato.
«Anzi no, signore, per tutta l’estate abbiamo il pienone e non saprei…»
Silenzio più pesante. Guardo lo schermo del cellulare e l’icona rossa della cornetta testimonia la fine della telefonata.
Giugno 2020, seconda telefonata a un secondo B&B.
«Buongiorno, vorrei prenotare per una settimana ad agosto»
«Buongiorno signore, per quante persone?»
La voce è quella di una giovane donna. La immagino magrissima, con i jeans e la t-shirt dalla scollatura estiva. Prima di rispondere alla mia chiamata, senz’altro stava scorrendo lo schermo del suo cellulare o messaggiava con l’amico. Io sono un po’ lento nell’uso della fantasia, quasi come lo scrittore che vede e rivede ciò che ha scritto un paio di secondi prima, sicché anche alla signorina pare che sia caduta la linea.
«Pronto? Mi sente signore?»
È un po’ spazientita, forse pensa ad uno scherzo e credo voglia riprendere subito a chattare con l’amico.
«Sì, mi scusi signorina, diceva?»
«Le ho chiesto per quante persone vorrebbe prenotare»
«Per due, sì, per due, signorina»
«Per due, ottimo. Adesso verifico la disponibilità delle camere. Può attendere in linea per favore? Poi mi darà il nominativo e tutti i riferimenti»
Silenzio. Nemmeno la musichetta, forse questa è più sveglia e mi dà subito la risposta positiva, così che non può più tirarsi indietro e l’avrei, per così dire, raggirata nella giusta misura.
«Bene, signore, ad agosto non c’è problema. Sa, con la pandemia tutto è ancora un po’ in sospeso e di camere libere ne abbiamo in abbondanza».
Anch’io penso che tutto stia andando bene. Il posto c’è, me l’ha detto lei, e così s’è un po’ fregata da sola. Però, non si sa mai. Silenzio. Va un po’ per le lunghe, perché?
«La camera è disponibile. Mi può dire a che nome devo prenotare?»
Le dico il nome poi, alla James Bond, lo ripeto e ci aggiungo il cognome. Forse ci siamo.
«Mi perdoni l’indiscrezione signore, posso chiedere da dove arriva?»
Ci siamo un corno! Però devo dirle la verità, tanto la scoprirebbe comunque.
«Da Bergamo»
Silenzio.
«Ah, ehm… mi si stringe il cuore. Sa, il virus, la pandemia, l’epicentro. Con tutto quel che s’è visto in televisione lì da voi, le assicuro che ho sofferto anch’io».
Se ha sofferto lei, figuriamoci noi. È anche per questo che avremmo bisogno di una vacanza al mare. Silenzio. Nel frattempo io sospiro con vigore, così che lei possa sentire.
«Mi scusi, signore, se glielo chiedo. Lei non sarà mica della Valle Seriana per caso…»
Penso, rifletto e sbuffo. Adesso è lei che sta cercando di fregarmi? Domande, allusioni, pensieri subdoli, pregiudizi discriminatori, un insieme di cose sentite e risentite nei salotti televisivi e nei meandri della politica ingannevole. Tutto questo sta per aleggiare in una telefonata innocente fra me, ingenuo montanaro della bergamasca, e una fanciulla innamorata del suo mare nel quale, in fondo, di notte luccica lo stesso astro che illumina la vetta della Presolana.
L’idea mi balena come un lampo improvviso nel ventre della nuvola nera.
«No, signorina - le dico con un tono che arriva persino a convincere me stesso - io non sono della Val Seriana»
«Ah no?»
«No, signorina, io sono della Val Gandino»
«Della? Scusi?»
«Della VAL-GAN-DI-NO»
Silenzio.
Ho scandito a sillabe il nome della piccola valle laterale della Val Seriana nella quale abito fin da quando sono venuto al mondo. Il suono così ritmato è come fosse un’eco che rimbalza dal monte Croce fin su al pizzo Formico, due cime agli antipodi di una piccola catena di monti che la chiudono in un abbraccio da nord verso est. Avrei potuto dirle Val Borlezza, Val Sedornia o Val Vertova, tanto sono posti che quella ragazza non conosce di sicuro, e forse non vuole far capire che non ha imparato la geografia e sa poco dei suoi confini.
«Ah be’ allora…»
Allora cosa? L’ha detto con un pizzico di sarcasmo e un filo di malignità? Conosce per caso le terre delle mie valli? Che quella ragazza stia per darmi la stessa risposta della svaporata alla Sandra Milo? Sento un disturbo nel telefono, mi pare che sia un risolino a bocca chiusa di quella ragazza.
Silenzio.
«Signore… Tutto a posto! Mi può dire, per favore, la data del vostro arrivo?»
Cosa l’abbia spinta a dire quel «tutto a posto», non lo so, però stavolta è andata, e quasi non ci credo. Con i tempi che corrono, non speravo di riuscire a prenotare così in fretta. Maledetti confini della geografia, benedette l’ignoranza e la bontà dei cuori.