Ubi revoca le ferie ai dipendenti bergamaschi per gestire l'Ops di Intesa, ma i sindacati protestano
La decisione dell'azienda è nata dalla valutazione di un possibile incremento dell’afflusso dei clienti azionisti intenzionati ad aderire all’Offerta in corso, in particolare dopo le proteste di Ca' de Sass alla Consob e delle associazioni dei consumatori
Doccia fredda per i dipendenti bergamaschi di Ubi Banca. Con un preavviso di poche ore, se non di minuti, l’istituto di credito ha deciso di revocare le ferie di diversi suoi dipendenti, soprattutto della provincia di Bergamo, programmate dal 20 al 31 luglio. La decisione è nata dalla valutazione di un possibile incremento dell’afflusso dei clienti azionisti intenzionati ad aderire all’Offerta di pubblico scambio di Intesa. In particolare, secondo quanto dichiarato dall’azienda, sarebbe stato decisivo il provvedimento reso noto nel pomeriggio di giovedì 16 luglio con cui l’Antitrust ha autorizzato con condizioni l’acquisizione del controllo di Ubi da parte di Intesa Sanpaolo.
In realtà, Affaritaliani aveva già riportato l'indiscrezione alcuni giorni prima e sottolineava come la richiesta di Ubi ai suoi dipendenti sia giunta poco tempo dopo la lettera-esposto inviata dai legali di Intesa alla Consob per chiedere chiarezza circa le operazioni di supporto agli investitori intenzionati ad aderire alla sua Ops da parte del personale di Ubi. Una richiesta ha cui ha fatto seguito anche la protesta di alcune associazioni di consumatori, che sottolineavano la scarsa trasparenza informativa circa l'Ops da parte dell'istituto bergamasco-bresciano. In altre parole, la mossa di Ubi è arrivata dopo le velate accuse di stare mettendo i bastoni tra le ruote ai piccoli azionisti interessati ad aderire all'Offerta di Intesa. Ora, però, sono i sindacati ad alzare la voce: le modalità con cui Ubi ha richiamato i dipendenti in ferie non sono andate giù alla Cgil.
«Tutto questo succede a poche ore dalle rassicurazioni ricevute dai sindacati da parte di Ubi in merito alle soluzioni organizzative individuate per scongiurare il più possibile proprio la revoca o il richiamo dalle ferie - sottolinea Pierangelo Casanova, segretario provinciale della Fisac Cgil di Bergamo -. Tra le filiali più coinvolte in questa presunta criticità, almeno un centinaio risiedono nel territorio bergamasco con il coinvolgimento stimato di almeno duecento tra colleghe e colleghi che, voglio ricordare, hanno contribuito allo svolgimento di un servizio essenziale durante le fasi acute della pandemia nel territorio più colpito. Questo servizio non è mai stato adeguatamente riconosciuto dai media, ma al pari di farmacisti o altri professionisti ha esposto molte persone al rischio di contagio per sé e per le proprie famiglie. Ora che autonomamente e responsabilmente nelle filiali ci si era organizzati per garantire la continuità del servizio anche in occasione dell’Ops interviene l’azienda a negare il meritato “stacco” promesso a figli, mogli e mariti».
«Come Fisac Cgil siamo molto contrariati da questa scelta da parte di un’azienda che si fregia di riconoscimenti per l’attenzione al personale - conclude il segretario provinciale -. Ci auguriamo quantomeno che le immediate e conseguenti richieste di parte sindacale vengano accolte, per mitigare almeno in parte il disagio subito da tante famiglie».