Con l'acquisizione di Ubi da parte di Intesa nasce un colosso (piccoli azionisti, c'è ancora tempo)
A due giorni dalla chiusura dell'Opas (dunque c'è ancora tempo), il 71,91% degli azionisti dell'istituto bergamasco-bresciano hanno aderito. Si viene a creare la settima banca europea per proventi operativi e la terza per capitalizzazione di Borsa
di Andrea Rossetti
«Le nozze tra Intesa Sanpaolo e Ubi Banca porteranno alla nascita di un colosso europeo che farà registrare un utile non inferiore a 5 miliardi di euro nel 2022, diventando uno dei primi gruppi nell'Eurozona. Una grande gruppo che, grazie al radicamento nei territori di appartenenza, sarà capace di "rafforzare il sistema finanziario italiano e potrà ricoprire il ruolo di leader nello scenario bancario europeo", ha più volte ribadito Carlo Messina, ceo di Intesa Sanpaolo, nel corso degli ultimi mesi». Così Ansa, nella serata di ieri (28 luglio), ha spiegato la portata di quanto avvenuto, ovvero l'ufficiale "conquista" di Ubi Banca da parte di Intesa Sanpaolo grazie all'adesione alla propria offerta del 71,91 per cento del capitale azionario dell'istituto bergamasco-bresciano. E questo quando mancano ancora 48 ore alla chiusura del periodo di adesione, spostato dalla Consob proprio da ieri a giovedì 30 luglio in seguito ad alcune irregolarità commesse da Ubi.
Al di là del dato numerico, che avrà comunque delle conseguenze per lo più tecniche e finanziarie (se Intesa dovesse superare il novanta per cento delle adesioni scatterebbe l'obbligo di offerta residuale alle stesse condizioni anche sul capitale restante), il dato di fatto è che l'operazione ideata e orchestrata dall'ad di Ca' de Sass, Carlo Messina, è andata in porto senza sbavature. Le resistenze dei vertici di Ubi e quelle iniziali degli storici azionisti (per lo più bergamaschi) dell'istituto orobico si sono infrante davanti alla solidità del piano messo a punto da Intesa e, soprattutto, della convenienza dell'offerta. Nessuno, tra gli azionisti, se l'è sentita di fare il kamikaze.
Di buono c'è che la proroga concessa dalla Consob permetterà a quegli azionisti retail (ovvero gli investitori non professionali) che ancora non avevano fatto il passo, di farlo: stime, riportate anche da Il Sole 24 Ore, sottolineano come "solo" 55mila su circa 150mila azionisti retail avrebbero aderito all'offerta alla data di ieri. Dato che ora i giochi sono fatti e che la non adesione comporterebbe degli evidenti svantaggi, è probabile (sicuramente consigliabile) che una buona fetta di coloro che ancora non si sono mossi lo facciano tra oggi e domani. In questo modo entrerebbero ufficialmente a far parte del settimo colosso bancario nella zona euro per proventi operativi e il terzo, sempre a livello europeo, per capitalizzazione di Borsa con un valore di 48 miliardi.