Il ricordo

Don Giuseppe Donghi, un grande sacerdote che cercava il divino nelle pieghe dell'umano

È deceduto all'età di 87 anni a Predore, dove si era trasferito dopo aver salutato la parrocchia di Castagneta. I funerali si svolgeranno martedì 11 agosto alle 17

Don Giuseppe Donghi, un grande sacerdote che cercava il divino nelle pieghe dell'umano
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Un uomo mite, dai modi garbati, che ha saputo farsi voler bene per la sua semplicità e disponibilità. In poche parole, un uomo buono, affettuoso. Nella tarda serata di venerdì 7 agosto è deceduto a Predore don Giuseppe Donghi.

Nato ad Almenno San Salvatore, compagno di messa del vescovo Roberto Amadei, don Donghi, ordinato nel 1956, ha iniziato la sua attività pastorale come collaboratore del parroco di Santa Lucia, a Bergamo, parrocchia dove è rimasto fino al 1972. Parroco di Longuelo dal 1977 al 1989, ha concluso la sua missione pastorale a Castagneta, dove ha prestato servizio dal 1997 al 2008. Quindi il trasferimento a Predore, all’età di 75 anni, dopo un incontro fortuito con l’allora parroco don Claudio Forlani.

«Lo ricordo innanzitutto come un prete che ha interpretato la riforma conciliare aprendo la comunità ai laici, costruendo la comunità attorno a una sola idea: tessere e generare relazioni su relazioni - racconta don Massimo Maffioletti, parroco di Longuelo -. Per lui la chiesa era una cosa così: darsi del tu, abbracciarsi, sorridersi, stare attorno alla tavola. Poi, sì certo, veniva la liturgia, la predicazione, la catechesi, i sacramenti... Ma fare chiesa doveva essere una cosa così piacevolmente e squisitamente umana da mettere buonumore a tutti. Il suo ministero era già francescano: il vangelo della gioia prima ancora dell'Evangelii gaudium».

«Ha fatto della canonica la casa di tutti dove ritrovarsi, cantare, fare catechesi, discutere di bilanci e di fede – prosegue don Massimo -. Una casa che non sarebbe stata quella casa senza Angela. Splendida donna. Don Giu era un uomo che aveva deciso di fidarsi dell'uomo, cercava nelle pieghe nascoste dell'umano le tracce del divino e, lui sì, caspita, ci riusciva. Leggeva il vangelo tra le pieghe degli incontri, dei pianti e delle gioie e, perché no, sulle piste da sci. Penso che l'abbia guidato un principio pastorale chiaro e preciso: prima delle regole morali, prima della dottrina, insomma prima dell'ortodossia e dell'ortoprassia venivano le persone così come erano e non come la chiesa pensava dovessero essere. Lui era lì a servire la loro gioia e la loro fede».

I funerali di don Giuseppe Donghi si svolgeranno martedì 11 agosto alle 17 nella parrocchiale di Predore, mentre la salma verrà tumulata ad Almenno San Salvatore. «Su tutto, lui era un uomo che chiedeva baci e li dava, i baci - conclude don Massimo Maffioletti -. Era affetto puro. Pura affezione che dall'alto il buon Dio non potrà che benedire. Un abbraccio forte, carissimo don Giuseppe. Tu vigila su questa piccola grande comunità e su questo quartiere che indegnamente provo a servire. Dammi un terzo del tuo Spirito di affezione. Come Elia a Eliseo. E mandaci un bacio direttamente dalle labbra di Dio».

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