Carlo Chiodi di Carobbio

Scrive al Papa per onorare i genitori morti di Covid e Francesco lo invita a Roma

In Vaticano con la famiglia. «Durante l'udienza tremavamo: ci ha dedicato un momento di ascolto indimenticabile»

Scrive al Papa per onorare i genitori morti di Covid e Francesco lo invita a Roma
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di Giuseppe Frangi

Quante volte davanti a tragedie che ci toccano da vicino o che ci impressionano per la loro dirompenza scatta in noi la domanda umanissima, «perché, Signore?». È una domanda che certamente ha martellato cuore e testa di Carlo Chiodi, il 50enne di Carobbio degli Angeli che in pochi giorni si è visto portare via mamma e papà, uccisi dal Covid-19. È una domanda che ha riempito le sue lunghe giornate di solitudine in quarantena, in quanto anche lui aveva poi scoperto di essere positivo al virus.

Chiodi è persona credente e come tale ha pensato di fare il gesto più elementare e istintivo: scrivere al Papa per raccontare a lui la sua dolorosa esperienza. «Mosso dal mio amore verso di loro e per onorare la loro memoria», ha scritto nella lettera a Francesco, «ho sottoposto la mia esperienza alla persona che nel silenzio del vuoto di piazza San Pietro dello scorso 27 marzo, ha veicolato con più forza la sofferenza che tutta l’umanità stava provando».

Non c’è recriminazione nelle sue parole, non c’è lamento rispetto a un destino così amaro. C’è qualcos'altro e Papa Francesco lo ha colto in pieno. Così, qualche tempo dopo, nella casella delle lettere Carlo Chiodi ha trovato una busta che arrivava dal Vaticano. Non era una risposta, ma un invito: un invito (allargato alla moglie e ai due figli) ad andare a trovare il Papa a Roma e parlare direttamente con lui di quanto ha sperimentato e sofferto.

In genere davanti a quella domanda «perché, Signore?» siamo abituati a sentire risposte consolatorie, giri di parole che quasi mai scalfiscono la durezza della realtà. A quella domanda che annichilisce si risponde facendo leva su un sentimentalismo generico e su una fede ridotta a formula un po’ meccanica. Questa volta, per una volta, invece ci siamo trovati davanti a un film diverso, e per una volta sinceramente credibile.

Innanzitutto il Papa non ha voluto rispondere alla lettera del signor Chiodi con delle semplici parole (che sarebbero state parole comunque di peso, visto da chi provenivano), ma proponendo un incontro. Non ha risposto a quella domanda così angosciosa con un discorso ma con una presenza, la sua presenza: alle parole ha anteposto un abbraccio, come dimostra anche l’informalità con cui l’incontro è avvenuto.

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