Dopo i proiettili a Bonometti e Scaglia, pacco bomba al presidente di Confindustria Brescia
Giuseppe Pasini ha ricevuto l'ordigno, molto rudimentale e subito disinnescato, nella seda della sua azienda (la Feralpi) a Lonato del Garda. Così come i suoi colleghi, è stato messo sotto scorta
Sono passati tre mesi, ma Confindustria torna al centro delle cronache per atti intimidatori deprecabili e minacce. Se a fine giugno erano stati il presidente confindustriale lombardo, Marco Bonometti, e quello bergamasco Stefano Scaglia a ricevere delle lettere contenenti dei proiettili, questa volta a finire, suo malgrado, al centro delle attenzioni di anonimi criminali ci è finito Giuseppe Pasini, numero uno di Confindustria Brescia: alla sede della sua azienda, la Feralpi, a Lonato è infatti stato consegnato un pacco bomba a lui indirizzato.
I fatti risalgono alla serata di ieri, martedì 22 settembre. All'interno del pacco, da subito sospetto per il formato e l'assenza del mittente, gli artificieri hanno trovato un piccolo detonatore e della polvere da sparo. Un ordigno rudimentale, probabilmente neppure in grado davvero di esplodere, ma certo inquietante. La prefettura bresciana ha dunque deciso di assegnare una scorta a Pasini, proprio come era stato fatto in precedenza con Bonometti e Scaglia.
È stato proprio il numero uno della Confindustria di Bergamo, nel primo pomeriggio del 23 settembre, a esprimere solidarietà e vicinanza al collega bresciano: «Sono segnali di estrema gravità, che richiedono subito uno sforzo chiaro e generalizzato per arginarli e depotenziarli. Gli imprenditori sono una delle forze chiave per lo sviluppo del nostro Paese e non possono essere lasciati soli». Lo stesso ha fatto anche Bonometti: «Occorre al più presto recuperare un sentimento di coesione nel Paese per superare questa fase delicata e le sfide che attendono l’Italia. Il clima di odio e di disprezzo che si è creato verso l’impresa e gli industriali non aiuta certamente a risolvere i problemi in cui versano economia e società in questo difficile momento. L’intimidazione non può fermare il nostro impegno di rappresentanza nel difendere la libertà di fare impresa e la democrazia in un paese liberale come l’Italia».
Nei mesi più caldi della pandemia, Confindustria era finita al centro di molte dure critiche con l'accusa di aver fatto pressioni su Governo e Regione per evitare l'imposizione di zone rosse nonostante i numeri del contagio, in particolare in aree come la Bergamasca e il Bresciano, fossero in continuo aumento. Le minacce a Bonometti e Scaglia (rimaste al momento senza autore) erano state ricollegate proprio a quei fatti. Non è da escludere che lo stesso possa dirsi per la minaccia ricevuta ora da Pasini.