Un altro buco nell'acqua di Regione sull'acquisto di vaccini antinfluenzali. Ora che si fa?
Il centro acquisti regionali aveva aperto un bando per 1,5 milioni di dosi a dieci euro l'una (prezzo alzato al doppio della media), ma l'unica offerta arrivata non è stata considerata adatta. Un bel problema
La Lombardia ha un problema, serio: mancano i vaccini antinfluenzali. Ormai il dato è assodato e nonostante l'assessorato al Welfare continui a fare dichiarazioni con l'intento di tranquillizzare gli animi, la situazione adesso è preoccupante. Nessun allarmismo, per l'amor dal cielo, però nell'anno del coronavirus, quando tutti gli esperti hanno più volte affermato l'importanza di vaccinarsi per evitare che la "normale" influenza si confonda con la Covid e si creino così situazioni di caos dal punto di vista sanitario, il dato di fatto è che molte persone non potranno vaccinarsi.
Lo abbiamo raccontato sull'ultimo numero di PrimaBergamo (in edicola fino a giovedì 8 ottobre), ma la situazione pare peggiorare ulteriormente ora che si è scoperto che l'ultima gara indetta da Aria, la società regionale che si occupa degli acquisti, per l'acquisizione di 1,5 milioni di dosi vaccinali al prezzo di dieci euro l'una (per un ammontare complessivo di circa quindici milioni) è andata deserta. O meglio, un'offerta era arrivata, quella della cinese LifèOn, che però offriva la quantità di vaccini richiesta a 22 milioni e 687mila euro, quasi otto in più rispetto al bando. In più, la LifèOn non avrebbe fornito le dosi prima di metà novembre inoltrato. Da qui la decisione di Aria di dire di no. Anche perché i dieci euro offerti per ogni dose rappresentano già un prezzo doppio rispetto alla media dei prezzi dei vaccini.
Come ha sottolineato in mattinata il consigliere regionale bergamasco di Azione, Niccolò Carretta, si tratta della quinta gara per acquisire vaccini andata a vuoto (tre non sono state aggiudicate, una è stata sospesa e un’altra è andata deserta) su nove indette da Aria. E, a questo punto, delle dosi annunciate da Regione per coprire almeno le fasce protette che possono vaccinarsi gratuitamente (over 60, donne incinte, bambini fino ai 6 anni e personale sanitario) ce ne sono ancora poche, circa il 66 per cento del necessario secondo alcune stime, quando la percentuale di copertura minima suggerita è del 75 per cento. Senza contare tutti i cittadini "normali", che vorrebbero vaccinarsi comprando una dose in farmacia ma molto probabilmente non potranno farlo perché non ce ne sono.